Ciò che resta di Palazzo Freihaus-Arzberg

Brez. Organizzata dal Gruppo Storico Culturale Arzberg Valle di Non in collaborazione con Cassa Rurale Novella Alta Anaunia e il Comune di Brez, oggi alle 14, all’ex convento, si svolgerà una...



Brez. Organizzata dal Gruppo Storico Culturale Arzberg Valle di Non in collaborazione con Cassa Rurale Novella Alta Anaunia e il Comune di Brez, oggi alle 14, all’ex convento, si svolgerà una conferenza sulla storia del Palazzo Freihaus-Arzberg dei Conti d’ Arsio, con l’ apertura e una visita guidata delle stanze ancora storiche e della cappella del palazzo. Dopo l’introduzione da parte del sindaco Remo Menghini e dell’assessore alla cultura Caterina Donà, la storia del palazzo verrà raccontata dallo storico Alberto Mosca.

La vicenda inizia nel 1587, quando Carlo d’ Arsio, padre di Cristoforo Oliviero, aveva acquistato dal barone Fortunato Madruzzo, signore di Madruzzo, Arsio e Brentonico, il maso “Broili”, una vasta proprietà agricola comprendente una casa, campi, prati e vigne, situata a sud del villaggio di Arsio. Nella parte settentrionale della proprietà sotto la via Imperiale sorse, nel 1627, il nuovo palazzo del ramo familiare di Cristoforo Oliviero. Nei documenti il palazzo è sempre ricordato con il nome di casa franca- Freihaus, talvolta di Arzberg essendo stato dotato, da Massimiliano Arciduca d’ Austria e Conte del Tirolo di vari privilegi, tra cui l’ esenzione da qualsiasi imposta e del diritto d’ asilo. Superato l’ arco in pietra oggi sbarrato da un cancello in ferro a sostituzione di un pesante portone che fino a qualche anno fa permetteva l’ accesso allo spazioso cortile antistante la palazzina, la vista è interamente occupata dalla facciata principale della costruzione. Vi abitarono per poco tempo Cristoforo Oliviero, prima di trasferire la propria residenza a Revò e, per oltre 50 anni, suo figlio Corrado Orazio Conte d’Arsio e Vasio. Il palazzo venne acquistato, verso il 1730 da un cugino, Adamo d’ Arsio la cui linea familiare elesse come propria residenza il palazzo fino ai primi decenni del XIX secolo.

Le date incise sulle parti lapidee segnalano i vari restauri a cui il manufatto è stato sottoposto, senza che ne sia alterato l’ aspetto esteriore. Soltanto nel 1955, dopo che la struttura era stata ceduta da Rina von EdleDessouvic – Arz, vedova del conte Paul Arz von un zu Arsio- Vasegg, alla provincia patavina dei Padri Francescani Conventuali, il palazzo è stato snaturato, sopraelevato e unito ad un nuovo edificio adiacente utilizzato come seminario che lo hanno privato della splendida solitudine in cui era immerso. Recentemente sottoposto a restauro, l’ immobile ha riacquistato, almeno esteriormente, lo splendore di un tempo, ma all’interno stucchi e pavimenti di pregio sono quasi scomparsi (a parte alcune stanze e la cappella).













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