Cardinal Migazzi orgoglio di Peio 

Dal convegno il suo contributo artistico, culturale e religioso in Austria-Ungheria


di Alberto Penasa


PEIO. «Un grande uomo figlio della Val di Peio, che è giusto e anzi doveroso ricordare degnamente per l’arricchimento culturale collettivo, in particolare delle nuove generazioni». Così il sindaco di Peio Angelo Dalpez ha presentato l’interessante convegno sul Cardinale Cristoforo Migazzi, tenutosi a Cogolo nell’auditorium del Parco Nazionale dello Stelvio. Come illustrato dal presidente del Centro Studi per la Val di Sole, Marcello Liboni, «il Cardinale Migazzi, nato a Trento il 20 ottobre 1714 ma di famiglia nobile di Cogolo proveniente tre secoli prima dalla Valtellina, emerge senza alcun dubbio tra le varie personalità solandre emerse nel corso dei secoli e che hanno dato particolare lustro alla vallata solcata dal fiume Noce». Liboni ha ricordato altre figure locali di spicco, come Bruno Kessler, il beato Odoardo Focherini (di famiglia originaria di Celentino), Giacomo Matteotti (di famiglia originaria di Comasine), il filosofo e ingegnere di Ossana Jacopo Acconcio e padre Adriano Caserotti di Cogolo, noto per il suo impegno a favore degli armeni durante lo sterminio di fine Ottocento.

Particolarmente articolata e minuziosa la relazione del professore Maurizio Tani, docente di lingua e cultura italiana all’Università di Reykjavik (Islanda). Tani, di madre ungherese, ha evidenziato il particolare contributo artistico e culturale di Migazzi e del clero italiano alla rifondazione del regno apostolico d’Ungheria (1718-1848). Migazzi si è distinto soprattutto a Vác, autentica perla della famosa ansa sul Danubio, dove fu arcivescovo dal 1762 al 1786 e dove è ricordato tuttora «con estrema gratitudine per il suo profondo impegno a ricostruire la città dopo la cacciata degli invasori turchi». Migazzi in campo urbanistico si occupò del piano della città: fece realizzare, tra le altre cose, il palazzo vescovile, il seminario, un convitto e il magnifico arco di trionfo in onore dell’imperatrice Maria Teresa. Nei pressi di Veröce, cittadina non lontana da Vác, fece costruire la villa chiamata “Migazziburg/Castello di Migazzi” che oggi ospita una casa di riposo. A lui si deve inoltre la nuova cattedrale neoclassica, opera dell’architetto italo-francese Isidore Canevale con affreschi di Franz Anton Maulbertsch. Tale chiesa venne definita dal coevo viaggiatore toscano Domenico Sestini «la più bella d'Ungheria». Commissionò infine molte opere ad artisti italiani e danubiani.

Lo storico don Fortunato Turrini ha invece posto l’accento sulla famiglia e il ruolo religioso di Migazzi: «Arcivescovo di Vienna sotto ben quattro imperatori (Francesco I di Lorena, Giuseppe II, Leopoldo II e Francesco II) e un’imperatrice (Maria Teresa), fu un buon pastore per il suo gregge. Sebbene la sua vita, nell’ultimo decennio, fosse rattristata dalle guerre napoleoniche e dalle sempre maggiori ingerenze del governo negli affari religiosi, non smise mai il suo stile di grande carità verso tutti, rimanendo sempre un uomo fermo e coerente, in tempi facili alla rassegnazione, durante i quali molti suoi colleghi vescovi preferirono starsene zitti, per non rischiare il posto e le rendite». Migazzi, che non dimenticò mai le sue origini trentine, come dimostra il regalo nel 1783 alla comunità di Cogolo di un ostensorio e prestigioso calice, morì a Vienna il 14 aprile 1803 ed è tuttora sepolto nel Duomo di S. Stefano: nei giorni prossimi una delegazione della Val di Peio, accompagnata dal locale Corpo bandistico, si recherà proprio nella capitale austriaca e a Vac.













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