A Romeno sono ripresi i lavori dell’impianto per il biogas 

Il progetto. Una volta concluso, smaltirà i liquami di mille bovini trasformandoli in energia (400 Kw di calore e 300 di corrente elettrica) e concime organico per la frutticoltura. Il primo lotto sarà terminato, salvo imprevisti, in settembre 


Giacomo Eccher


Romeno. Sono ripresi i lavori all’impianto biogas, progetto del 2016 del gruppo Allevatori Val di Non riuniti nella Alta Anaunia Bioenergy Sca, per trasformare in energia elettrica (biogas) e concime organico i liquami degli allevamenti che hanno aderito alla cooperativa: circa 1.000 capi di bovini adulti. Costo dell’opera, che sta sorgendo a valle di Romeno in direzione dell’incrocio con la Sp che collega Dambel a Sarnonico, è di poco più di 7 milioni di euro per una tecnologia pilota su progetto redatto dallo studio tecnico Eralde di Romeno che fa capo al geometra Erwin Tomazzolli e all’ingegner Alessandro Pellegrini.

Questo è un progetto che ha radici lontane e punta a risolvere l’antico dilemma tra zootecnica ed ambiente con riferimento allo stallatico che, sparso in campagna, olezza non proprio gradevolmente ed impoverisce, in prospettiva sempre di più, la varietà di erbe e fiori che sono una delle immagini più attrattive del turismo altoanauniese.

Per questo nel 2012 un gruppo di allevatori, sostenuti da tutti i comuni dell’alta valle (che evidentemente all’epoca andavano tutti d’accordo), aveva dato incarico all’Eurac di Bolzano di produrre uno studio per affrontare l’annoso problema, destinato oltretutto ad aggravarsi con la concentrazione di bovini adulti in allevamenti sempre più numerosi.

Dallo studio erano emerse tre possibili soluzioni, di cui due piuttosto drastiche: la prima, ridurre il numero di Uba (unità bovina adulta) dimensionandolo alla capacità di smaltimento naturale del territorio altoanauniense e, secondariamente, tentare un massiccio (e impattante per l’ambiente) cambio colturale ampliando pascoli e prati. Terza soluzione, integrare la produzione di liquami da stalla con la parte frutticola della valle e il suo fabbisogno di concimazione, ed è su questa idea che si poggia il progetto dell’Alta Anaunia Bioenergy.

L’intervento è diviso in due lotti: il primo da 5,2 milioni di euro con un finanziamento a fondo perduto della Provincia, è in corso di esecuzione e prevede la realizzazione delle due vasche di digestione, di una vasca di stoccaggio della frazione liquida di m 32, di un capannone di stoccaggio della frazione solida, la palazzina uffici e l’impianto di cogenerazione che trasforma il gas prodotto in 400 kilowatt di calore e 300 kilowatt di corrente elettrica. Energia ottenuta con il solo processo di fermentazione anaerobica senza aggiunta di biomassa. Fine lavori salvo imprevisti il prossimo settembre.

Nel secondo lotto, da progettare e con un costo stimato di circa 2 milioni, troverà posto una seconda vasca di stoccaggio di m 32 e un capannone di 90 x 20 dove sarà installato il macchinario di compostaggio che con fermentazione anaerobica dei liquami permette la solidificazione della frazione liquida rendendola quindi palabile e destinabile alla frutticoltura. «Questo secondo lotto permetterà di realizzare quanto previsto dallo studio dell’Eurac, allontanando parte dei reflui zootecnici ad altre colture che nel nostro caso sono la frutticoltura in una auspicata sinergia di valle» - spiega il presidente della Alta Anaunia Bioenergy Sca, Gabriele Tell, giovane allevatore di Romeno.













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