«Valorizzare i nostri masi sarà volano per il turismo» 

Importante progetto fra Pressano, Giovo e San Michele, con interviste, video, targhe e pieghevole. L’assessore Castellan: «Ora sta dando i suoi frutti» 


di Daniele Erler


LAVIS . C’è un nuovo progetto per portare i turisti fra i masi sulle colline sopra Lavis, fra Pressano, Giovo e San Michele: con interviste, video, targhe e un pieghevole promozionale. Un insieme di associazioni, con anche il Comune di Lavis e come capofila l’Associazione culturale lavisana, hanno infatti ottenuto un finanziamento dal Gal per il Trentino centrale: il gruppo d’azione locale, chiamato a gestire i fondi europei del programma di sviluppo rurale. «È un progetto partito già due anni fa e che ora sta dando i suoi frutti per la valorizzazione dei masi – ha spiegato l’assessore all’ambiente e all’agricoltura di Lavis, Franco Castellan –. Alla base c’è uno studio sulle peculiarità storico artistiche e produttive delle colline. Sono stati recensiti 33 masi, con interviste che riguardano il passato e il presente. Poi saranno fatte delle targhe in ogni maso e due tabelle riepilogative: una a Lavis e una a Giovo. Infine un pieghevole che sarà utilizzato per la promozione turistica e un filmato anche con l’utilizzo dei droni». Oltre all’Associazione culturale lavisana, sono coinvolti la Sat, il circolo anziani e i 3P di Lavis e gli alpini di Verla di Giovo.

L’idea è la stessa di altri progetti di valorizzazione turistica, tipici dell’Alto Adige: riuscire a presentare il territorio, promuovendo così anche i prodotti locali. Perché oggi i masi, immersi nel verde dei vitigni e dei prati lungo la strada del vino, sono la sede di tante piccole realtà d’eccellenza: agriturismi, cantine e birrifici. Da qualche anno il Comune ha ideato una passeggiata – chiamata “Di maso in maso, di vino in vino” – per far scoprire i masi ai visitatori: questo nuovo progetto si inserisce in quel contesto. Le colline si estendono dal versante della sinistra orografica dell’Adige, nel tratto che va da Lavis sino a San Michele. Sono delimitate ad est dai massicci dei monti Rosa e Corona e a sud-est dalla stessa borgata di Lavis, con la parte terminale nella val di Cembra. Queste zone furono colonizzate a partire dal tardo periodo romano e dall’alto medioevo e popolate soprattutto dai Bavari di passaggio. Bisogna però aspettare il 1200 per un generale incremento demografico. Qui arrivarono contadini, minatori, carbonai e pastori, provenienti dalle città commerciali delle pianure germaniche e del fondovalle atesino. Avviarono una lunga serie di bonifiche, per conquistare nuovi territori da destinare all’agricoltura. I masi erano il punto centrale di una società di tipo feudale. Il principe vescovo delegava il controllo territoriale attraverso vere e proprie investiture: con il tempo ai coloni subentrarono famiglie di contadini che lavoravano la terra e abitavano i masi per i signori della zona, fino a diventarne con il tempo i proprietari. In un intreccio di storie secolari che arrivano fino ai giorni nostri e che ora si cerca di riscoprire.

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