«Sparare è meglio del ballo e del volley» 

Lavis, Chiara Andreolli è uno dei giovani talenti del tiro a segno con la carabina, seconda al Trofeo delle Regioni di Napoli


di Nicola Baldo


LAVIS. Chiara quando torna a casa dopo scuola, dall'Istituto Agrario di San Michele, ed appoggia i libri nella sua casa di Lavis, è una normale studentessa che rincasa. Ma poi, due volte a settimana, fa qualcosa che tante sue coetanee diciottenni non fanno. Prende la carabina e spara. Tranquilli, niente di brutto né di illegale. Chiara Andreolli, classe 1999, lavisana doc, è uno dei giovanissimi talenti italiani più interessanti di una disciplina molto particolare, il tiro a segno. Tanto che in novembre ha chiuso al secondo posto il “Trofeo delle Regioni” che si è disputato a Napoli, unica rappresentante trentina nella categoria Juniores insieme a due coetanee altoatesine.

«La passione per il tiro a segno è una cosa nata un po' per caso – racconta Chiara –. Era una domenica di pioggia, di quelle che sei in casa e non sai cosa fare. Mio padre aveva letto sul giornale che c'erano le porte aperte al poligono di tiro di Cadine e ci siamo detti “perché non provare”...». E da lì fu amore a prima vista. «Sì, è vero, mi innamorai subito di questa disciplina – continua – . All'epoca facevo altri sport come pallavolo e gare di ballo latino-americano, ma ho smesso di ballare per potermi concentrare sulla carabina».

Ed allora ecco che, poco più di due anni fa, Chiara inizia a recarsi due volte a settimana a Cadine per sparare. E, è davvero il caso di dirlo, fa subito centro. Perché dopo solo un anno di attività, fra corsi ed allenamenti, ecco le prime gare regionali e, subito, i primi risultati positivi. Quelli che valgono, pochi mesi fa, la qualificazione ai campionati italiani andati in scena nella Capitale. Arrivando, poi, al secondo posto del Trofeo delle Regioni a Napoli, dove dopo 1.216 punti sparati a premiare la Toscana su Chiara e sulle compagne altoatesine sono stati appena 0,8 decimi di punto a favore delle toscane.

«Sparare non è una disciplina molto pubblicizzata, faccio fatica a spiegare lo sport che pratico – racconta ancora Chiara – invece vorrei far capire alle persone che cosa sia veramente andare al poligono e sparare. In tantissimi associano questa disciplina all'idea di far male a qualcuno, invece questa è una vera e propria disciplina sportiva, anche olimpica. E non si fa male a nessuno».

A dispetto di altri sport, non è la condizione fisica l'aspetto più importante quando si spara. Conta solamente la testa. La capacità di concentrarsi, la freddezza... «Sono sempre stata una ragazza iperattiva – prosegue – ma mettermi lì, in posizione, concentrando tutte le forze ed i pensieri solamente in un unico punto, è stata una rivelazione. Perché questo da un lato è un ottimo modo per sfogarsi, per buttare fuori problemi e tensione, ma dall'altro lato è anche un modo per conoscersi meglio. Grazie alla concentrazione ed all'attenzione che si devono avere in questo sport ho conosciuto dei lati di me non avevo mai scoperto finora. Per sparare bisogna prima conoscersi bene fino in fondo, trovando un feeling importante con te stessa. E non è vero che non ci si stanca: tenere per oltre un'ora di gara una concentrazione altissima è molto faticoso».

Inevitabile che il sogno per questa giovane studentessa lavisana sia tinto d'azzurro, attraverso l'accesso al gruppo della nazionale che darebbe la possibilità di cimentarsi anche in gare internazionali in giro per il mondo.













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