Rurale Rotaliana e Giovo «Niente fusione. Per ora» 

Credito cooperativo. La banca di Mezzolombardo non esclude una aggregazione senza Trento L’assemblea approva il bilancio 2018: utile lordo a 3,3 milioni, più del doppio rispetto al 2017


DANIELE ERLER


Mezzolombardo. «Per il momento non abbiamo all’ordine del giorno, né in prospettiva immediata, una fusione con Lavis e con Trento: ci sembra un po’ prematuro». Mauro Mendini – presidente della Cassa rurale della Rotaliana e di Giovo – chiarisce come stanno le cose a Mezzolombardo.

A pochi chilometri di distanza, la Cassa rurale di Lavis, Mezzocorona e Val di Cembra ha già firmato un protocollo d’intesa con Trento. Per ora è solo un passaggio tecnico che non obbliga nessuno alla fusione vera e propria: fa però capire che qualcosa nel credito cooperativo si sta muovendo, anche solo per sondare le alternative possibili, in un mondo sempre più competitivo.

«È vero che Lavis ci ha contattati per chiedere se volevamo prendere parte anche noi a questa discussione, ma abbiamo risposto: “Per il momento preferiamo soprassedere”».

Prospettivi possibili

Questo è lo stato dell’arte, così come è stato chiarito ieri sera durante l’assemblea dei soci al PalaRotari e al mattino in un incontro con la stampa. Non significa però che le cose non possano cambiare nei prossimi mesi. Entro fine anno il Gruppo Cassa Centrale – che da gennaio riunisce anche tutte le Casse rurali del Trentino – dovrà elaborare un piano strategico: sarà un passaggio fondamentale per capire il futuro delle singole realtà. «Avremo certo una nostra autonomia decisionale. Ma il piano strategico ci permetterà di capire quali sono i vantaggi e gli svantaggi di queste possibili aggregazioni. Ad esempio, quanto potrebbero valere le economie di scala e come cambierebbe il rapporto con il territorio: sono tutti elementi delicati che andranno approfonditi». Compresa la possibilità di immaginare una fusione fra le Casse rurali di Lavis, Mezzocorona e Val di Cembra con Rotaliana e Giovo, senza Trento: «Noi non abbiamo nessun problema, i rapporti con Lavis sono buoni. Siamo aperti a qualsiasi soluzione, ma bisognerà mettere sulla bilancia i pro e i contro di ogni scelta».

Il direttore Paolo Segnana ricalca questo concetto, aggiungendo però una valutazione: «Io penso che si possa essere banca di credito cooperativo, mantenendo quindi il rapporto con le comunità, anche pensando a delle fusioni e ingrandendosi. Semmai quello che deve cambiare è l’organizzazione delle singole filiali».

Il bilancio

In ogni caso, a due anni da un’altra fusione – quella che ha unito Giovo, Mezzolombardo e Roveré della Luna – la Cassa rurale sta molto bene. Lo si capisce dai dati del bilancio approvato ieri sera, con un utile lordo di 3,3 milioni di euro, rispetto al milione e mezzo del 2017. Questo risultato permette di aumentare l’accantonamento per il “fondo beneficenza” che sarà utilizzato nei prossimi anni per iniziative sociali: sono stati messi da parte 800 mila euro, un anno fa solo 120 mila. Diminuiscono i crediti deteriorati: da 45 a 35 milioni. La raccolta complessiva è di 469 milioni di euro, con 135 milioni che derivano da quella indiretta.

Il terzo settore

Nel corso dell’anno, la Cassa rurale ha sostenuto 180 interventi a favore del terzo settore, con 281 mila euro. «Due anni fa abbiamo unito tre banche che stavano bene: per noi è stato facile continuare su un cammino consolidato da tempo», spiega Segnana.















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