Nicola Fontana e le fortificazioni del Trentino

Mezzolombardo. Si potrebbe prendere una mappa del Trentino e segnare con dei punti rossi tutti i forti, eredità della storia di più di un secolo fa. Ci si accorgerebbe che sono tante piccole o grandi...



Mezzolombardo. Si potrebbe prendere una mappa del Trentino e segnare con dei punti rossi tutti i forti, eredità della storia di più di un secolo fa. Ci si accorgerebbe che sono tante piccole o grandi opere realizzate con un disegno preciso: l’intento di fortificare un’intera regione di frontiera, nella contea del Tirolo.

Di questo progetto, concepito all’interno dell’Impero austro-ungarico, si parlerà domani alle 20.30 in sala Spaur a Mezzolombardo, nel penultimo incontro organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino.

Nicola Fontana, responsabile dell’archivio storico e della biblioteca del Museo della Guerra di Rovereto, ha dedicato a questo tema anni di ricerche. Le fortificazioni iniziarono dopo la pace di Luneville del febbraio 1801, quando di fatto scomparve l’autonomia del Principato vescovile. E continuarono poi fino alla mobilitazione generale dell’agosto 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale. Non è solo storia militare o dell’architettura del Trentino: i forti hanno inciso in maniera indelebile sulla dimensione sociale e politica della zona.

«Questo è il pilastro dell’idea della regione come fortezza – spiega Fontana –. I forti incisero sulla morfologia del paesaggio e ne condizionarono lo sfruttamento subordinando l’economia a un criterio di funzionalità delle opere militari. Con anche una funzione politica, in quanto icona del potere militare asburgico». D.E.















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