Mostra sulla violenza di genere da brividi 

Mezzocorona, tantissimi visitatori per ammirare il progetto fotografico di “Non meriti le mie lacrime”


di Liviana Concin


MEZZOCORONA. Accoglie visitatori a pieno ritmo da poco più di due settimane la mostra “Non meriti le mie lacrime”, inaugurata lo scorso 12 febbraio a Mezzocorona, nel palazzo del Comune. Il progetto fotografico, ideato e realizzato dal Gruppo Fotografico Paganella di Zambana, è stato voluto dai membri dell’associazione per contribuire a denunciare la violenza sulle donne, una piaga che riempie le pagine della cronaca e non conosce latitudine, età o provenienza. Nata su stimolo dell'amministrazione comunale di Zambana, la mostra si pone l’intento di affrontare sotto forma di immagini l'intenso tema della violenza di genere, attirando l’attenzione su tutte quelle situazioni di quotidiano sopruso che spesso sono taciute non solo dagli aguzzini ma anche dalla comunità stessa. Il Gruppo Fotografico Paganella, coordinato da Lorenzo Gilli, Cristina Geier e Monica Rossi, ha curato le diverse fasi della progettazione, senza mai perdere di vista l'obiettivo primario: dare voce alle migliaia di donne che ogni giorno sono oggetto di violenza fisica e psicologica. «Gli scatti eseguiti per questa mostra vogliono rappresentare un atto di denuncia – ha spiegato Mariangela Trapin, portavoce del gruppo - nei confronti di quelle persone che ancora oggi ricorrono alla violenza fisica e per derubare le donne dei diritti più innegabili: la dignità, l’autostima, il rispetto». Creare, attraverso la cultura e l’educazione, un mondo in cui la discriminazione di genere e la violenza sulle donne siano considerate inaccettabili, è la linea sposata ormai da tutte le istituzioni, e in questa cornice si inserisce la mostra in corso a Mezzocorona: prevenire la violenza, o per lo meno metterla in luce prima che sia troppo tardi. Guardando gli scatti esposti nel palazzo del Comune appare chiaro anche il messaggio di solidarietà a chi è vittima di violenza, e che spesso, per paura e vergogna, non riesce ad affrontare il doloroso percorso della denuncia. «Ci siamo confrontati con le persone che quotidianamente, per lavoro e per impegno nel volontariato, sono a contatto con queste realtà - ha raccontato ancora Mariangela Trapin - e ci hanno fatto capire come molto spesso conviviamo a nostra insaputa accanto a situazioni molto difficili. È proprio attraverso le immagini in mostra che desideriamo condurre il visitatore verso una riflessione su quanto accade “alla porta accanto”, per riconoscere situazioni che potrebbero essere il principio di una violenza. La nostra speranza, è che la visione stimoli la consapevolezza nel pubblico circa il fenomeno, e nel contempo sostenga le donne che, con grande coraggio, affrontano il difficile iter di denuncia».

La mostra rimarrà aperta al fino al 2 marzo, quando si sposterà nella sala Demattè di Ravina all’interno di una tre giorni dedicata alla violenza di genere.













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