Lavis 

In centinaia al funerale di Gianni Ristori ricordandone l’ospitalità

Lavis. Centinaia di persone ieri pomeriggio si sono strette a Lavis intorno alla famiglia di Gianni Ristori, per cinquant’anni gestore della pizzeria Dolomiti. In fondo ieri si è chiuso anche un...



Lavis. Centinaia di persone ieri pomeriggio si sono strette a Lavis intorno alla famiglia di Gianni Ristori, per cinquant’anni gestore della pizzeria Dolomiti. In fondo ieri si è chiuso anche un capitolo della storia del paese. Sfilando nella navata principale della chiesa, prima di raggiungere il feretro sotto all’altare, è facile pensare che molti abbiano ricordato le tante serate attorno a una pizza fumante o un piatto di trippe. Gianni era questo: era un tutt’uno con il suo lavoro, fatto con il cuore di un tempo ormai passato. Lavis ha nella sua storia il fatto di essere un paese di frontiera, dove nei secoli passati si fermavano i viaggiatori che avevano bisogno di ospitalità. Questa tradizione ha attraversato i secoli per arrivare ai bar e ai ristoranti che sono aperti ancora oggi. Gianni ha rilevato il Dolomiti nei primi anni Settanta, dopo un periodo di lavoro a Basilea in Svizzera (e non in Germania come avevamo scritto ieri per errore). Da allora, non ha mai lasciato il suo ristorante, se non negli ultimissimi anni. Ogni singola famiglia di Lavis ha un ricordo legato a Gianni e al Dolomiti. Per molti la pizza in centro paese era un’occasione da festeggiare. Un momento speciale per rinsaldare qualche legame, per una ricorrenza o per un amore che stava nascendo. Per decenni, i politici sono andati lì dopo il Consiglio comunale. I ragazzi hanno festeggiato la fine dell’anno scolastico. Gli insonni hanno atteso la mezzanotte specchiandosi in un bicchiere di vino. Fino a quando compariva il Gianni per cacciare gli ultimi clienti, chiudendo la porta del locale. È stato così per cinquant’anni, notte dopo notte. D.E.













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