«Ezio Bosso, grande musicista Che esperienza suonare con lui» 

Una storia di amicizia. Dario Copertino, che oggi abita a Mezzolombardo, ha conosciuto a Torino, sua città natale,  il compositore e direttore d’orchestra scomparso il 15 maggio. Per due anni entrambi hanno suonato negli Statuto 


Marco Weber


Mezzolombardo. Dario Copertino, classe 1966, abita a Mezzolombardo da tanti anni ma è originario di Torino. E lì, nella città sabauda, in gioventù ha conosciuto Ezio Bosso con il quale ha suonato negli Statuto, gruppo nato nell'ambiente dei “Mod” torinesi. Il Mod (diminutivo di modernismo) è un movimento giovanile nato in Inghilterra e poi sviluppatosi, con alterne fortune, in tutto il mondo, Italia compresa.

Gli Statuto sono stati una parentesi nella vita sia di Dario Copertino che di Ezio Bosso, che poi si sono incamminati verso lidi diversi perdendosi di vista per molti anni. Ma la fiammella dell'amicizia in “Skeggia” e “Xico” (questo i rispettivi soprannomi Mod) è sempre stata accesa, quindi “Skeggia” non poteva rimanere indifferente quando i mezzi di informazione il 15 maggio scorso hanno resa pubblica la notizia che il suo amico “Xico” non c'era più. «La triste notizia me l'ha data mia figlia – precisa Copertino – che sapeva della mia amicizia con Xico. Era timorosa, nel darmela, perché sapeva ci sarei rimasto male. Ezio se n'è andato coinvolgendo anche se solo un poco la mia famiglia, che ha capito quanto lui fosse importante per me. Ora fatico a credere che sia successo. Ma anche se a noi dispiace perché ci manca, sento che lui è stato contento della sua vita, passata nella musica, la sua musica, portandola a tutti. Lui figlio di tranviere si è fatto strada grazie alla sua umanità, al suo talento. Nessuno ha potuto fermarlo, perché la musica lo voleva, lui che la musica l'amava e la rispettava».

Ci può raccontare che ricordi ha del giovane Ezio Bosso?

«Xico era musica allo stato puro, con il suo basso costruiva frasi ritmiche bellissime che ancora oggi ascoltandole dopo tanto tempo mi emozionano. Era fantastico, ma noi non potevamo recepirlo, perché volevamo seguire lo stile dello ska britannico, tant'è che spesso Oskar, il fondatore degli Statuto, si lamentava rimproverandolo di suonare sempre troppe note. Lui e il nostro tastierista Davide Rossi, che ora collabora con i Coldplay, erano i più giovani. Erano poco più che ragazzini. Nonostante la giovanissima età con Xico si potevano fare discorsi molto profondi. Abbiamo suonato insieme per poco meno di due anni, fino a che non sono partito per il servizio militare. Per qualche anno non ho più suonato e lui lasciò gli Statuto. La sua vita e la sua carriera si sono avviate verso la musica classica, le grandi orchestre, la composizione. Lasciò Torino e per anni non lo vidi più».

Ma la distanza, si sa, non distrugge le amicizie, se sono vere.

«Qualche anno dopo l'ho rivisto a Torino e mi ha raccontato le sue esperienze con le orchestre in giro per il mondo, con una disponibilità e umiltà che mi hanno colpito. Ho avuto la conferma di quanto fosse veramente una bella persona».

Poi è arrivata Sanremo e la grande notorietà.

«Un giorno i miei colleghi di lavoro mi hanno detto che un pianista che aveva suonato negli Statuto si era esibito a Sanremo riscuotendo un grande successo. Pensavo fosse Davide, sapevo che era diventato famoso. Invece si trattava di Xico, di Ezio Bosso. Sono stato felicissimo per lui, se lo meritava tutto, quel successo che stava ottenendo. Il fatto più difficile è stato scoprire che si era ammalato, è stato come un pugno nello stomaco Poi tempo dopo l'ho rivisto a Trento dov'era per un concerto. Abbiamo ricordato assieme i tempi quando giravamo l'Italia in Vespa con i nostri amici. Mi ha fatto stare con lui durante le prove ed è stata un’esperienza unica. L'ho visto suonare ed è stato magnifico. Le nostre strade si sono divise molti anni fa, ci siamo incontrati raramente e ci sentivamo ogni tanto via social. Il mio affetto per lui però non è mai venuto meno e la sua morte mi ha colpito moltissimo. Sono però felice sia riuscito a diventare quello che è diventato: un esempio da seguire. Ha affrontato una malattia terribile che nella sua tragicità è riuscita addirittura a migliorarlo. Ogni volta che prenderò in mano uno strumento musicale sono sicuro lui mi verrà in mente. Se n'è andato ma rimane con noi nelle musiche, nelle idee, nelle parole che ci ha lasciato. Sta a noi ora farne buon uso».















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