DAL TRENTINO FIN NELLO YUKON / 5

La libertà di tacere

Prendere o lasciare: il microcosmo di Keno City e le grandi manovre dell'economia, tra scelte di vita e rinunce
LA PAGINA DEL DIARIO


Paola Rosà


Come non fossero passati più di trent'anni e non ci fossero migliaia di chilometri a separarlo da quelle piazze viennesi dove se la sentiva mugugnare alle spalle, quella parola sembra ancora perseguitarlo. Scheissfluechtlinge. Rifugiati di m. Nel rievocare la fuga dall'Ungheria e l'arrivo in Canada, gli occhi di Yula, che i nativi Na-Cho Nyak Dun di Mayo chiamano “il pazzo ungherese che vive sul lago”, mostrano una ferita ancora aperta. “In Austria non ci volevano. E così dopo pochi mesi ho fatto domanda per le Americhe e mi hanno subito preso in Canada”. Un'altra lingua, un'altra vita.

Per i milioni di europei arrivati da oltreoceano nei decenni, e per i circa 300mila nuovi immigrati che ogni anno entrano nel Paese, il Canada è ancora rifugio, spazio, possibilità. Specialmente qui al Nord, in quello Yukon che troppa letteratura fraintesa ha trasfigurato, mitizzandone geografie e abitanti, tanto che avidità e disperazione sono state scambiate per sete d'avventura, e di soprusi e violenze si sono voluti conservare solo racconti di gesta temerarie. Nonostante Jack London. “Qui semplicemente c'è lavoro, c'è poca gente e ti puoi anche permettere di fare lo schizzinoso e alzare il prezzo”, confermano a Keno City.

Sorprendersi che sia soltanto una questione di prezzo è una sottigliezza considerata squisitamente europea. Qui ti fai assumere un giorno per tagliare alberi, il giorno dopo per piantarne; un giorno per installare i cartelli anti-bracconaggio con cui il governo promette una ricompensa a chi denuncia abusi, il giorno dopo per manovrare un caterpillar che sventra la montagna. La gente non sembra farsi troppe domande. Le domande sono sottigliezze da Vecchio Mondo.

E la libertà che in molti sono venuti a cercare, a parte forse Yula fuggito dall'Ungheria del socialismo reale, è la libertà di tacere. “Non sei ben visto se ti metti a criticare la rapidità con cui il governo concede i permessi alle miniere. Se non ti vuoi fare nemici e vuoi continuare a prosperare, meglio tacere”, ammette il gestore di un'attività che con i minatori farà un bel po' di affari.

A determinare la possibilità di continuare a vivere quassù sono ancora, adesso come ai tempi di Jack London, le oscillazioni dei prezzi sui mercati delle materie prime, di oro e argento. Se il mercato dà il via, ecco partire le campagne di reclutamento di ingegneri, autisti, manovratori, meccanici, cuochi, lavapiatti, geologi e chimici. “Come dieci anni fa, quando Dawson City era tornata al centro di una nuova corsa all'oro. Adesso tocca a Keno City”.













Scuola & Ricerca

In primo piano