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L’emozione dei primi ciclomotori e dei primi abbracci. E tra vespisti e lambrettisti c’era chi sceglieva il Capriolo trentino

Molti dei veicoli di quell’epoca oggi sono diventati oggetti da collezione (foto da motocapriolo.net)


di Daniele Peretti


TRENTO. C'era un’epoca nella quale non si vedeva l’ora di compiere 14 anni per poter acquistare un ciclomotore. Il secondo step sarebbe stato a 16 ed il secondo a 18: era il ventennio 1960 – 1980. Erano gli anni del mitico “ cinquantino” monomarcia nuovo solo per i più ricchi ed usato per la maggioranza dei ragazzi ed acquistato dal meccanico amico che allora era il centro di tutti gli affari che riguardavano un motore.

Poi un po' di grasso, un paio di candele di scorta, macchie d’olio che facevano scenografia e via, perché allora non servivano la patente e il casco. Molte le distinzioni. Prima di tutte c'erano i “vespisti” e i “lambrettisti”, poi il “Lui” o il più evoluto Elastart che per l’avviamento non aveva il pedale, ma la chiavetta.

Il ciclomotore aveva un ruolo iniziatico generazionale e faceva la differenza tra i più abili e gli imbranati ed ovviamente erano i primi ad "imbarcare” le ragazze. Erano anche i primi abbracci e la presa faceva la differenza e le cunette facevano sognare e molte perdere anche il sonno al solo pensiero di quel contatto.

Decisamente altri tempi. I superstiti di quegli anni (c'erano anche il Formichino, lo Scoiattolo, lo Slughy che però era un 125 cc, il Leoncino della Benelli, la grande famiglia della Motom, poi Guizzo, Capriolo, la Gilera Ottobulloni, la MV Augusta Ovunque, il Cucciolo della Ducati e quelli citati sono solo una parte) oggi sono diventati oggetti da collezione. Tanto che la Bolaffi ha indetto un'asta con 180 modelli che hanno segnato la società italiana del dopoguerra. Alcuni sono introvabili anche perché prodotti da officine locali ed ideati dall’estro più di Maestri del motore piuttosto che da artigiani.

Tra questi anche un prodotto trentino: il Capriolo Cento50 presentato nel 1953 con un motore a 4 tempi bicilindrico boxer. A produrlo la Aerocaproni. Chiudiamo col modello più recente, ma dalle alte quotazioni: il Ciao per dire addio ad un’epoca di spensieratezza e di libertà per le quali ci voleva davvero poco.













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