Il ricordo

L'addio al professor Pietro Nervi: aveva guidato molti giovani nel diventare imprenditori agricoli

E’ stato insegnante all’allora Istituto Agrario di San Michele e voleva trasmettere ai suoi studenti l’importanza di una crescita non solo professionale, ma anche personale


Carlo Bridi


TRENTO. Molti amici ed estimatori hanno portato ieri l’ultimo saluto al professor Pietro Nervi al cimitero di Trento in un rito presieduto da don Marcello Farina. Nei diversi ricordi proposti da chi lo ha conosciuto è però mancato qualsiasi accenno ad uno dei contributi più importanti dati dal professor Pietro Nervi nella sua lunga vita professionale: Il suo grande impegno per la difesa dei terreni agricoli, dei beni collettivi e per la crescita non solo professionale dei contadini che voleva trasformare da zappaterra ad imprenditori. Sul primo aspetto è doveroso ricordare il suo fondamentale contributo dato alla crescita dei giovani imprenditori agricoli degli anni ’60 del secolo scorso quando partirono i corsi per giovani imprenditori agricoli, quei corsi che ancora oggi continuano organizzati dalla Fondazione Mach e sostenuti anche dall’Unione europea, i famosi corsi delle 600 ore, autentica fucina dei nuovi imprenditori agricoli. Se come insegnante di economia agraria all’Istituto Agrario di San Michele era conosciuto come professore molto esigente, nei corsi per giovani imprenditori agricoli cambiava completamente registro e più che a lezioni frontali puntava sul costante coinvolgimento dell’attenta platea costituita da un numero che andava dai 50 ai 60 giovani. La differenza maggiore fra il suo modo di ragionare e di insegnare era quella che mentre gli altri gestivano il presente lui guardava al futuro ci dice Fabio Rizzoli già grande manager del Gruppo Mezzacorona che di Nervi è stato prima studente e poi negli ultimi anni della sua vita suo amico. Mitici i suoi confronti sulla gestione delle cooperative agricole in Trentino, la sua critica era tagliente e puntuale, al punto che i giovani partecipanti ai corsi andavano in crisi. Nacque da qui l’idea di aprire un confronto diretto con l’allora responsabile delle cooperative agricole della Federazione della Cooperazione trentina Ferdinando Nicolussi. Furono momenti di grande crescita per tutti al punto che molti di quei giovani diventarono ben presto amministratori delle loro cooperative.

Ma il mondo agricolo deve esse grato al professore, anche per il suo contributo dato all’interno del gruppo grandi esperti coordinati dal professor Samonà dell’Università di Venezia, che il presidente Bruno Kessler volle al suo fianco nella stesura del primo piano urbanistico provinciale. La sua cultura agricola (era laureato in agraria), lo portò ad avere una sensibilità particolare nel momento della pianificazione territoriale per la salvaguardia dei terreni agricoli. Non fu una cosa semplice perchè eravamo in presenza di una cultura urbanistica che vedeva i terreni agricoli come territorio pronto per essere urbanizzato. Lui capì l’esigenza del mondo agricolo che vedeva i terreni agricoli come strumento di lavoro. A tutti i famigliari le più sentite condoglianze.













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