IL FILM

"Il Divin Codino" da oggi su Netflix: la storia del campione girata in Trentino

Coinvolto un gran numero di professionisti e personale locale. Certificazione Green Film per i comportamenti ecosostenibili sul set 



TRENTO. È disponibile da oggi su Netflix "Il Divin Codino" girato in gran parte in Trentino con il sostegno della Film Commission. Il  film diretto da Letizia Lamartire che ripercorre la straordinaria carriera calcistica di Roberto Baggio. Le riprese del film, iniziate a settembre 2020, si sono tenute in Trentino per 20 giorni, coinvolgendo un gran numero di professionisti e in generale di tutto il personale locale nella realizzazione del progetto. Inoltre il film ha ottenuto la certificazione Green Film; la produzione ha infatti adottato per la realizzazione del film il disciplinare Green Film, mettendo in atto una serie di comportamenti ecosostenibili sul set, al fine di ridurre l’impatto ambientale sul territorio.

"Attendiamo con impazienza di vedere questo film, dedicato a tutti coloro che amano il calcio, oltre che naturalmente ai fan di Baggio - commenta l’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti -. La scelta del Trentino, da parte della produzione, ci ha riempito di orgoglio e siamo convinti che sia una conferma del lavoro professionale della nostra Film Commission. Lo vediamo anche nella scelta ecologica fatta con il disciplinare Green Film, ovvero l'impegno ad adottare comportamenti ecosostenibili durante le riprese che la produzione del Divin Codino ha sposato e che sempre più operatori stanno scegliendo: coniugare la cultura con la sostenibilità ambientale è la strada del futuro".

"Il Divin Codino", la storia di Roberto Baggio in un film. Girato in Trentino

Su Netflix arriva il biopic del campione

"Il Divin Codino" celebra l'uomo oltre il mito, con un film che segue la carriera calcistica di Roberto Baggio.

Partendo dagli esordi nelle fila del Lanerossi Vicenza e passando dal controverso calcio di rigore della Finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia-Brasile, il film ripercorre la vita di Baggio, dal suo difficile debutto come professionista fino all'addio ai campi.

Una carriera lunga 22 anni che, attraverso gli infortuni, il rapporto di amore-odio con i suoi tifosi, le incomprensioni con alcuni dei suoi allenatori e il rapporto con la sua famiglia, racconta i grandi successi sul campo di un calciatore fenomenale.

 

I ricordi del campione. "A un certo punto della mia vita mio padre era diventato come un nemico, perché era sempre rigido, severo, ma alla fine è stato lui la base di un'educazione che mi ha imposto di non arrendermi mai, di non mollare, di andare sempre oltre. A volte si hanno problemi con i genitori, ma poi ci si accorge di loro quando non ci sono più". Così oggi Roberto Baggio parla visibilmente commosso del padre Florindo, scomparso l'anno scorso. L'occasione è l'incontro stampa in remoto per presentare il film sulla sua carriera.

"Il Divin Codino", con il soggetto e la sceneggiatura di Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, mette in scena, con i giusti tempi drammaturgici e tanta musica, i 22 anni di vita agonistica di un campione di calcio 'anomalo' come è stato Baggio, anche sulle note di 'L'uomo dietro il campione' di Diodato.

E proprio come indica il titolo della canzone canzone, mette in scena la vita privata, familiare, di Baggio (interpretato da un credibilissimo Andrea Arcangeli), soprattutto il rapporto con un padre burbero che doveva gestire, insieme alla moglie Matilde, una famiglia composta da otto figli.

Si parte dagli esordi di Baggio nelle fila del Lanerossi Vicenza, passando poi al controverso calcio di rigore della finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia e Brasile, fino al mondiale mancato del 1998. E ancora i suoi terribili incidenti, l'amore e odio con i tifosi e con gli allenatori (con il sospetto che gli facessero ombra) e, non ultimo, la sua adesione al buddhismo della Soka Gakkai nel 1988.

Dice Baggio sul rigore sbagliato ai Mondiali 1994: "E' un'esperienza che non ho mai archiviato davvero e che mi porterò sempre dentro. È vero, altri hanno sbagliato rigori prima di me, ma sono stato io a dare il colpo finale. E poi vincere il mondiale è una cosa che avevo sognato per milioni di notti". Riguardo al fatto che, come una maledizione, si sia spesso infortunato alla vigilia di grandi appuntamenti, spiega: "È un po' il mio karma, quello di combattere le cose che desidero. All'inizio non avevo armi contro questo, ma poi è arrivato il buddhismo. Oggi so che è la missione della mia vita, una cosa che devo combattere". Sulla nascita del codino dice poi: "E' nato durante i mondiali del 1994 in America. In hotel c'era una cameriera di colore con delle treccine stupende. A un certo punto, visto che le ammiravo tanto, mi disse: perché non te le fai anche tu? Dopo due ore era lì che mi faceva le treccine".

Nel film Netflix manca una sua squadra di riferimento come la Juventus: "È vero - ammette - ma perché tutto è basato sul mio rapporto con la Nazionale. Non voglio affatto dimenticare tutte le squadre con cui ho avuto l'onore di giocare: sono state tutte importanti e a tutte loro devo dire grazie". Infine, sul valore della volontà: "È una cosa che devo a mio padre. Ho scoperto tardi che nella vita si guarda solo all'atto finale, poi capisci che tutti ciò che hai fatto che ti porta davvero all'obiettivo".













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