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Delocalizzazione e lavoratori sfruttati

STORO. Sabato prossimo (23), alle 17, la sala riunioni del municipio di Storo ospiterà un convegno dedicato al tema del lavoro e del suo sfruttamento cui parteciperà anche Fabio Zerbini del Sol Cobas...



STORO. Sabato prossimo (23), alle 17, la sala riunioni del municipio di Storo ospiterà un convegno dedicato al tema del lavoro e del suo sfruttamento cui parteciperà anche Fabio Zerbini del Sol Cobas di Milano. A quanto pare c'è anche un forte collegamento con la realtà storese. Come spiegano i membri del gruppo “Lavoratori Senza Confini” cui si deve l'organizzazione dell'evento, esso sarebbe “naturale conseguenza dei fatti di sfruttamento in una nota azienda storese balzati alla cronaca negli ultimi mesi”.

Si manca di citare espressamente azienda coinvolta e eventi specifici, sebbene le circostanze accennate (crisi fra lavoratori e aziende storesi assurte agli onori delle cronache) per fortuna non possano contare su un novero di fattispecie particolarmente ampio. Sia come sia, l'accaduto avrebbe indotto i membri del gruppo a sviluppare un ragionamento più ampio sulla condizione odierna del lavoro salariato introducendo categorie come il “razzismo” e la “guerra fra poveri”.

In un loro comunicato inviato agli organi di stampa, i “Lavoratori Senza Confini” infatti scrivono che i già citati fatti di sfruttamento «e le reazioni conseguenti, ci hanno fatto pensare come la martellante campagna razzista portata avanti da partiti e media che spinge ad odiare il diverso incolpandolo di ogni cosa, serva a nascondere la realtà di sempre: sfruttatori sono i padroni italianissimi e sfruttati gli operai, italiani e non. E per creare quella consapevolezza necessaria per evitare che la guerra tra poveri in atto permetta ai soliti di prosperare sulle nostre divisioni, abbiamo deciso di organizzare un incontro pubblico dove potere raccontare liberamente le proprie esperienze e condividerle per creare un percorso che metta al centro una narrazione diversa e basata sulla verità che non esistono italiani o non italiani ma sfruttati e sfruttatori».

A riprova delle loro tesi i “Lavoratori Senza Confini” inseriscono nella loro comunicazione anche una serie di domande retoriche, ad esempio: «Chi delocalizza in Turchia o Slovacchia per pagare meno la manodopera e sfruttare maggiormente l'ambiente? E chi lo fa dopo aver preso per anni finanziamenti pubblici? Chi ti ha pagato per mesi tramite voucher?» per poi concludere con durezza ricordando che «la povertà non ha colore, non ha confini, non ha età, non distingue in base al sesso e colpisce tutti. Il sopruso invece una forma ce l'ha». (s.m.)

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