Centralina sull’Arnò, folla per dire “no” 

Sella Giudicarie, il sopralluogo dei tecnici dell’Aprie per la concessione finisce per animare un acceso dibattito in Comune


di Stefano Marini


SELLA GIUDICARIE. Dibattito delle grandi occasioni ieri mattina a Roncone. Il tema era “caldo”: la concessione del permesso ad edificare una centralina idroelettrica privata che si vorrebbe realizzare sul corso del torrente Arnò, già contestata dagli ambientalisti locali e dall'amministrazione comunale. Non stupisce quindi che nonostante fossero le 10.30 di mattina la sala risultasse piena in ogni ordine di posto e il clima abbia finito con l'essere piuttosto "frizzante". L'incontro di ieri mattina a Roncone era un atto dovuto. Il sopralluogo dei tecnici dell'Agenzia Provinciale per le Risorse Idriche e l'Energia (Aprie) è parte della procedura di legge che regola il rilascio delle concessioni. In queste occasioni però di solito non si radunano folle come quella di ieri a Roncone. In sala c'erano almeno una sessantina di persone, un numero che non si fa alle 8.30 di sera, figurarsi a mezza mattina, e praticamente tutte venute a manifestare il proprio dissenso verso un opera ritenuta dannosa per un corso d'acqua già ampiamente sfruttato e per di più con ricadute minime per la collettività.

A fronteggiare il malcontento popolare per la contestatissima concessione che pare ad un passo dall'essere staccata, si sono trovati loro malgrado i tecnici Aprie Roberto Lunardelli e Daniela Franceschi, che hanno avuto il loro bel da fare a gestire i numerosi "interventi fiume" succedutisi nelle oltre 3 ore di dibattito complesso ed appassionato.

Fra gli interventi più importanti va citato sicuramente quello di Giovanna Molinari, la portavoce del comitato "Salvarnò" che ha ricostruito per filo e per segno l'intera vicenda della concessione della centralina, criticando aspramente la decisione della provincia di dare il permesso a Measure srl di edificare e ricordando come dal 2013 a oggi non ci siano più 3 Comuni interessati, ma uno solo, Sella Giudicarie, la cui amministrazione si oppone all'opera. L'ambientalista ha puntato l'indice contro il cambio di parere dell'Agenzia Provinciale per la Protezione dell'Ambiente (Appa) che fino al 2015 si sarebbe dimostrata molto negativa nei confronti delle richieste di Measure Srl per poi mutare improvvisamente, e secondo Molinari ingiustificatamente, registro. Molinari ne ha attribuito le cause ad ingerenze della politica e allo stile comunicativo "pressante" messo in campo da Measure, che alla fine avrebbe condotto al declassamento dello stato delle acque dell'Arnò alla categoria di "buono", cosa che avrebbe poi permesso di staccare la concessione.

Mauro Finotti, il presidente del comitato permanente per la salvaguardia delle acque trentine ha sottolineato di non avercela col privato, che ha agito seguendo la legge, ma ha anche chiesto in maniera molto forte che Appa sia svincolata dalla politica che ne influenzerebbe i pareri, diventando così un agenzia indipendente e caldeggiando la risoluzione della vicenda si trovi con la cessione al Comune di Sella Giudicarie della concessione da parte del privato, in cambio del risarcimento dei costi da esso sostenuti.

Lucia Ruffato, la presidente del coordinamento nazionale "Free Rivers", ha criticato la Provincia di Trento perché non applica la normativa nazionale di tutela delle acque ritenendo le leggi provinciali maggiormente restrittive. Secondo Ruffato però la normativa nazionale non permetterebbe derivazioni superiori al 70% rispetto ad un corso d'acqua mentre nel caso dell'Arnò la Provincia si avvierebbe a concedere l'ennesima derivazione, portandone la derivazione al 76% del totale.

Unico a sostenere le ragioni del privato è stato Fabio Binelli, il tecnico di Measure Srl, che ha ribadito di aver agito correttamente secondo le possibilità fornite dalla legge e di aver ottemperato a tanti obblighi e paletti posti dalle autorità competenti, precisando che l'edificazione della centralina è ritenuta vantaggiosa anche a fronte di un forte calo degli incentivi pubblici sul mini idroelettrico. Infine i tecnici Aprie, Lunardelli e Franceschi, che posti di fronte alla domanda secca se si possa o meno fare qualcosa per fermare l'iter, data la volontà popolare avversa, hanno risposto di non essere titolati ad esprimersi, ma che in generale perché una decisione cambi servono o elementi fattuali nuovi oppure nuovi indirizzi da parte politica.













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