questa sera l’incontro 

A “Casa dai Gùste” la questione “I-Javrè”

JAVRÈ. Oggi alle 20.30 in “Casa dai Gùste” c’è l’incontro con la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia per chiarire come si scrive Javrè? «Con la “I” o con la “J”». Il chiarimento è...



JAVRÈ. Oggi alle 20.30 in “Casa dai Gùste” c’è l’incontro con la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia per chiarire come si scrive Javrè? «Con la “I” o con la “J”». Il chiarimento è necessario, visti i diversi modi di scrivere il nome del paese presenti nei documenti storici e nell’abitato. Non ultima l’iscrizione esterna alla Cappella votiva della Madonna di Lourdes del 1921. L’occasione per ordinare la modalità di scrittura è nata con l’istituzione del Comune Porte di Rendena, che ha ottenuto dal Ministro dell’Interno Alfano il riconoscimento delle “Frazioni” per gli exComuni di Villa Rendena con Verdesina e Javrè, Darè e Vigo Rendena, da citare nei documenti civili. Il consiglio comunale decisa la dizione delle Frazioni, attende l’approvazione della Provincia su parere della Soprintendenza, dopo una specifica Conferenza dei Servizi sospesa per mancanza d’accordo.

Questa sera, sul piatto della bilancia pesa il parere della Soprintendenza che sostiene la scritta “Iavrè”, perché la “J” non è nei toponimi provinciali. Dall’altra la popolazione affezionata a “Javrè”, anche se in paese vi sono diversi modi di scrittura. A far da mediatore il Comune Porte di Rendena. Alle molte dizioni “Javrè”, se ne affiancano altre con “Iavrè”, tra queste il funzionario dell’Amministrazione austriaca Giuseppe Rabensteiner, citato nello statuto di Porte di Rendena il 27 giugno 2017 «Dai documenti antichi rinvenuti nell’archivio del Comune di Darè apparisce Iavrè». Nel volume “Toponomastica Trentina. Nomi delle località abitate” Giulia Maestrelli Anzilotti nel 2003 cita «Iavrè (iavrè), anno 1253 in villis Jauredi (Schneller); 1393 de Iavredo Vallis Randene (Bianchini 1991)» e aggiunge come si scrive la “e” finale «il suffisso – etum in Rendena dà una e aperta, v. Darè e Marcè». (w.f.)













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