Teatro, referendum ko ma la polemica infuria 

Cavalese, il Comitato accusa il sindaco: scorretto l’invito a disertare le urne Welponer: i cittadini ne hanno capito l’inutilità e ci hanno confermato la fiducia


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Sono stati solo 918 i cittadini di Cavalese e Masi su 3.264 aventi diritto che domenica si sono recati alle urne per il referendum sul teatro comunale. È stato raggiunto solo il 27,9% di affluenza e mancando il quorum del 30% il referendum è stato bocciato. Mancavano in sostanza solo 61 voti. In totale sono stati 822 i cittadini che hanno detto sì alla ricostruzione del teatro fedele all’originale pur con i necessari adattamenti tecnologici e di sicurezza fissati nel quesito, 93 cittadini invece hanno detto no alla ricostruzione fedele a quello attuale.

C’è amarezza nel Comitato promotore, guidato dall’ex consigliere Mario “Schaft” Vanzo per non essere riusciti a centrare l’obiettivo: «L’unica soddisfazione - ha detto ieri - è che l’89% dei cittadini ha detto sì alla ricostruzione fedele del teatro. Peccato che molti cittadini, specialmente i dipendenti comunali abbiano avuto paura delle ritorsioni nei loro confronti se andavano a votare, visto che il sindaco aveva invitato a disertare le urne. I cittadini di Cavalese e di Masi non si sono sentiti più liberi. C’è stata comunque grande scorrettezza da parte del sindaco, che non ha tenuto fede ai principi della riservatezza e del rispetto degli altri. Peccato, perché alla fine sarà un teatro monco, un teatro congressuale, come lo ha definito la Provincia, di cui non si sentiva alcun bisogno, visto c’è già il Palacongressi a due passi».

Anche il consigliere comunale Franco Corso, componente del Comitato per il teatro, è rimasto deluso e amareggiato per come è stata gestita l’intera vicenda del referendum. E in un comunicato ironico racconta il dramma della “Morte di un teatro”: regia sindaco di Cavalese, attori indifferenza e paura, produzione Trentino Patrimonio e Assessorato della Provincia. E poi il dramma: «Dopo 90 anni di storia e pregevole servizio, in una triste giornata di settembre prima offeso e poi tradito, muore definitivamente il teatro comunale di Cavalese tra l’indifferenza di molti suoi figli che aveva sempre servito; piangono la dipartita 918 coraggiosi cavalesani e masadini».

Completamente diverso naturalmente il giudizio del sindaco Silvano Welponer: «In primo luogo, con questo risultato i cittadini confermano la fiducia a questa amministrazione. In secondo luogo, quando il referendum si trasforma in una contrapposizione politica, invece che riguardare il bene comune questo la gente lo capisce subito e non cade nella trappola. Il referendum non sarebbe servito se il Comitato avesse chiesto alla maggioranza di incontrarsi per discutere e ragionare in una logica comune. Il quesito referendario inoltre era un po’ una proposta sibillina, come quello dell’oracolo di Cuma, che ha disorientato gli elettori».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano