Ko in appello: batosta per la Magnifica 

Mancato rinnovo del contratto a Chiara Felicetti, rovesciato il verdetto del Tribunale: danni e spese per oltre 200 mila euro


di Luciano Chinetti


CAVALESE. La Corte d’Appello di Trento, con sentenza depositata ieri ha condannato la Magnifica Comunità al risarcimento dei danni per violazione del canone di buona fede e inadempienze contrattuali nei confronti della dottoressa Chiara Felicetti di Predazzo. La Corte in sostanza ha ritenute fondate le argomentazioni, supportate da documentazione presentate dalla ricorrente, e ha riformato la sentenza di primo grado condannando la Magnifica Comunità a risarcire il danno arrecato nella misura di 190.320 euro oltre alle spese per i due gradi di giudizio, pari a 10 mila euro per il primo grado e 9 mila euro per il giudizio di appello, oltre alle spese generali al 15% e l’Iva di legge.

Nel giudizio di primo grado il Tribunale di Trento in data 17 novembre 2016 aveva rigettato il ricorso della dottoressa Felicetti accogliendo la tesi difensive della Magnifica affidate all’avvocato Romano Nicolini, che sosteneva che la Magnifica in sostanza aveva provveduto a liquidare alla dottoressa Felicetti per le attività professionali rese in precedenza e precisava che, si legge nella sentenza, «le somme azionate con atto di citazione fossero sprovviste di formali delibere di incarico, che ne prevedessero il conferimento». La lunga querelle era iniziata ancora nel gennaio del 2012 con il conferimento di un incarico semestrale di consulenza alla dottoressa Felicetti da parte dello scario della Magnifica di allora Giuseppe Zorzi. L’incarico riguardava la redazione di un progetto gestionale e scientifico, finalizzato all’ammissione dei contributi provinciali previsti per le istituzione museali. La dottoressa Felicetti era stata anche nominata con decorrenza 1° gennaio 2012 direttore del museo Pinacoteca della Magnifica con la previsione che tale incarico, qualora la Provincia avesse accolto favorevolmente la richiesta di finanziamento, venisse prorogato per i successivi tre anni. Ma la Magnifica non ha mai presentato la domanda di riconoscimento del museo e nemmeno quella per il suo finanziamento. Chi abbia deciso di non presentare la domanda di finanziamento e il perché non si sa. Ma la Corte d’Appello di fronte a un atto contrattuale, assunto con delibera e non rispettato perché mancavano i finanziamenti (mai richiesti come risulta dagli atti), non ha potuto fare altro che dare ragione alla ricorrente. La Magnifica comunque ha intenzione di ricorrere in Cassazione. La decisione sarà assunta nel corso del Consiglio dei regolani fissato per mercoledì 21 febbraio.

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