Dalla Comunità di Fiemme un assegno a 8 futuri medici 

Borse di studio. Gli studenti hanno ricevuto 2 mila euro ciascuno. La speranza è che un giorno  tornino in valle per esercitare la professione. Ma specializzazioni e i tirocini li attirano all’estero 



Val di fiemme. Il presidente Giovanni Zanon e il vicepresidente Michele Malfer hanno incontrato alcuni giorni fa i futuri medici beneficiari della borsa di studio che anche quest’anno la Comunità Territoriale della Val di Fiemme ha messo a disposizione degli studenti iscritti al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Con otto assegni di 2.000 euro ciascuno si è voluto premiare l’impegno di Francesca Alzalamira, Lorenzo Butti, Beatrice Gabrielli, Pierangelo Gorgone, Giacomo Goss, Marianna Tamussin, Arianna Vanzetta e Maria Vinante, iscritti nelle facoltà di Verona, Parma, Firenze e L’Aquila.

L’incontro tra gli amministratori e gli studenti è stata l’occasione per un interessante scambio di opinioni sulla difficoltà di reperimento dei medici, sull’apertura di un’eventuale facoltà di Medicina a Trento e sui problemi legati al percorso di studio. Per gli studenti il problema maggiore non è tanto l’accesso al corso di laurea, quanto l’insufficiente numero di borse di specializzazione disponibili, situazione che di fatto blocca molti laureati impossibilitati a proseguire gli studi.

L’altra questione sollevata dagli studenti riguarda le modalità di gestione dei tirocini, durante i quali gli studenti spesso si trovano soltanto ad osservare, senza avere l’opportunità di agire in prima persona. Questo è uno dei motivi che spinge molti aspiranti medici a svolgere periodi di formazione all’estero, dove i tirocini sono molto più pratici e coinvolgenti. Il rischio, però, è di perdere definitivamente questi giovani, attirati da stipendi maggiori e condizioni di lavoro migliori.

Da Zanon e Malfer sono arrivate parole di incoraggiamento e sostegno per il lungo e impegnativo percorso che condurrà gli studenti alla professione medica, con l’augurio che alcuni di loro possano poi tornare a lavorare in valle, dove la difficoltà a reperire medici è sempre più sentita: «Il nostro è un investimento culturale e sociale: siamo certi che questi ragazzi, qualora decidessero di esercitare in Val di Fiemme, sapranno ridare alla valle molto più di quanto hanno ricevuto».















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