Cava Pichler, avanti con l’iter legale per ripristino d’area 

Castello-Molina, polifunzionale gremito per ascoltare la relazione del sindaco Larger sulla complicata vicenda


di Luciano Chinetti


CASTELLO - MOLINA. Sala del teatro polifunzionale di Castello gremita l’altro pomeriggio in occasione della convocazione del consiglio comunale sollecitata da Lorenzo Wohlgemuth, capogruppo della lista “Impegno Civico”, per dare risposta all’interrogazione che aveva come oggetto il procedimento amministrativo di rimessa in pristino della cava Pichler per la quale il Comune aveva avviato l’appalto dei lavori per la demolizione e la sistemazione dell’area dove sorge l’Estrazione Fiemme. Nell’interrogazione si chiedevano al sindaco di relazionare al consiglio comunale tutti i passaggi che hanno portato all’abusivismo da parte dell’Estrazione Fiemme e quali sono gli intendimenti della giunta comunale su questa complicata vicenda. E il sindaco Marco Larger ha fornito tutti i dati, senza celare alcunché, tanto che il consigliere Wohlgemuth alla fine si è dichiarato soddisfatto delle risposte. Il sindaco ha dato lettura di tutti i passaggi, dal momento dell’insediamento della cava Pichler, avvenuta nella seconda metà degli anni 70, fino ad oggi. Una relazione precisa e puntuale, sintetizzata in ben venti pagine.

Al Polifunzionale l’altro pomeriggio in prima fila erano seduti quasi tutti i sindaci di Fiemme, con in testa il presidente del collegio dei sindaci Silvano Welponer, e l’intera giunta della Comunità di valle con Giovanni Zanon, il consigliere provinciale Pietro De Godenz e Gianluca Cavada insieme ai leghisti di Fiemme, guidati da Paolo Friol. A dimostrazione del grande interesse che la vicenda Pichler ha suscitato in valle.

Il primo atto amministrativo sulla cava Pichler porta la data del 30 novembre del 1994 con la quale il Comune intimava all’azienda la sospensione dei lavori a causa degli abusi. Nel gennaio del 1995 Werner Pichler ricorre al Tar che concede la sospensiva. Nel mese di marzo l’azienda presenta domanda di condono edilizio, negata dal Comune che emette la prima ordinanza di demolizione e rimessa in pristino. I Pichler ricorrono per la seconda volta al Tar che rigetta la sospensiva. La sentenza del Tar viene impugnata al Consiglio di Stato, organo al quale la ditta “Estrazione Fiemme”, poi gestita dal figlio Federico, ricorre poi successivamente anche nel 2002 e poi nel marzo del 2014 e nel novembre dello stesso anno. Tutte le sentenze sono risultate sfavorevoli ai ricorrenti. Nel gennaio del 2016 viene avviato anche l’atto di pignoramento nei confronti della ditta che è debitrice nel confronti del Comune per spese giudiziarie pari a 7 mila 475 euro. Il Comune ora è stato obbligato a far eseguire la sentenza del Consiglio di Stato con l’avvio del primo stralcio dei lavori per la rimozione dei macchinari e delle baracche con una spesa di 530 mila euro.

La giunta comunale di Castello-Molina, come ha precisato il sindaco, ha tentato in tutti i modi di trovare una soluzione al problema sollecitando anche il presidente della Giunta provinciale Fugatti e Paccher a trovare una strada praticabile per salvare l’azienda, che però ha fatto sapere che non è affatto intenzionata a delocalizzare, ma a rimanere in loco. Che cosa succederà ora? Il sindaco Larger rispondendo all’interrogazione ha chiarito che gli intendimenti della giunta sono quelli di proseguire l’iter legale avviato con l’appalto dei lavori per l’affido del ripristino d’ufficio prevista per il 5 febbraio prossimo.













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