Attenti a questa pianta contiene sostanze tossiche 

In Fiemme e Fassa si sta propagando la “Panace di Mantegazzi”: importata dal Caucaso come ornamentale, sfiorandola compaiono dolorose vesciche


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Oltre all’orso e al lupo, gli abitanti delle valli di Fiemme e Fassa ora devono fare i conti anche con la terribile pianta di Panace di Mantegazzi (Heracleum Mantegazzianum), che ha fatto la sua comparsa già nel 2017 in alcuni punti specifici soprattutto in valle di Fiemme. Se n’è parlato ieri a margine della sessione forestale tenuta in municipio a Cavalese e il responsabile dell’Ufficio distrettuale delle foreste Bruno Crosignani ha sottolineato l’impegno degli agenti forestali per estirpare e distruggere questo tipo di pianta, la cui diffusione costituisce un pericolo per la salute delle persone. È una pianta che può raggiungere in poco tempo anche 2 metri di altezza, importata dal Caucaso come ornamentale. Ma la linfa di questa pianta contiene una sostanza tossica che rende la cute altamente sensibile alla luce. Basta sfiorarla e sulla mano compaiono delle vesciche che creano infezione e dolore. Queste piante, come ha rilevato Crosignani sono state trovate stranamente sotto i ponti: sotto il primo dopo la galleria verso Tesero, sotto il secondo e anche sotto il ponte grande di Tesero. «Non ci sono pericoli immediati - ha fatto sapere il responsabile delle foreste - ma dobbiamo continuare l’opera di annientamento attraverso l’usi di diserbanti specifici in modo da impedire che si propaghi».

All’incontro , guidato dal sindaco di Cavalese Silvano Welponer, affiancato dal vicesindaco Silvano Seber e dal delegato alle foreste Piero Delladio, hanno preso parte anche l’assessore alla cultura Ornella Vanzo, i due custodi forestali Ivano Defrancesco e Gabriele Demattio il presidente delle “Malghe & pascoli” di Cavalese Angelo Degiampietro, il presidente dell’Associazione allevatori caprini Alberto Nones, il consigliere comunale Luca Vanzo e alcuni allevatori. Crosignani ha illustrato alcuni dati riguardanti il Piano di gestione forestale di Cavalese che prevede una ripresa decennale del bosco pari a 39 mila metri cubi, con una ripresa annua pari a 3.900 metri cubi. L’utilizzazione totale del legname a fine 2017 è stata pari a 37 mila 891 metri cubi, per cui rimangono ancora da tagliare 2.791 metri cubi. Il fondo forestale provinciale per migliorie boschive nel corso del 2017 è stato di 23 mila 732 euro con interventi compensativi pari a 6.400 euro. La disponibilità per il 2018 ammonta peraltro a poco meno di 30 mila euro.

L’ispettore forestale Maurizio Poli si è poi soffermato sulla consistenza degli ungulati, che è caratterizzata da un calo dei caprioli e dei camosci e da una grande crescita dei cervi. Non poteva mancare naturalmente un accenno alla presenza del lupo, che il 16 giugno ha fatto la sua comparsa al passo Fedaia con 23 predazioni complessive nel 2017. Attualmente esiste un branco in val di Fassa con 6-7 esemplari, in parte però attaccati dalla “rogna sarcoptica”. L’unica strategia per gli allevatori se vogliono salvare le loro greggi è quella di attrezzarsi comunque di reti di protezione con la corrente, poiché non è più possibile lasciare il bestiame libero nei pascoli.

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