Arco piange la morte di Albino Marchi 

Se ne va un protagonista della vita politica, sociale e sportiva. Assessore e presidente dell’Amsa, è stato alla guida di carnevale e Rock Master


di Gianluca Marcolini


ARCO. Avrà certamente sorriso, voltandosi indietro per concedersi un ultimo sguardo su tutta la sua esistenza. Un sorriso appagato dalla soddisfazione di aver vissuto una vita per nulla banale, o insignificante, che era la sua paura maggiore. Albino Marchi se ne va portandosi dietro la consapevolezza di aver segnato, con un tratto indelebile e profondo, almeno un trentennio di storia di Arco. Pragmatico fino al midollo e dal carattere forte, celava sotto il suo essere fintamente burbero il grande amore per la sua città. Non lesinava rimproveri e rimbrotti, come hanno imparato a loro spese tutti gli amministratori comunali e provinciali che si sono succeduti, soprattutto in occasione di passerelle e vernissage, ma se da sotto i baffi offriva un sorriso era sempre sincero e meritato.

La notizia della morte di Albino Marchi, ieri, ha sconvolto l’incedere di una giornata fin lì uguale a tante altre e invece destinata a rimanere per sempre nella memoria collettiva arcense. Aveva 71 anni (era andato in pensione dopo aver lavorato alla Dana) e da tempo era gravemente malato. «Ha lottato come un leone, come sempre», raccontava, ieri, Angelo Seneci, suo compagno di mille battaglie sportive. Una lotta impari che si è conclusa nella maniera più tragica.

Di lui resterà il segno tangibile di una esistenza spesa per dare ad Arco un orizzonte diverso, più lontano e alto. Da presidente del carnevale, ruolo che ha ricoperto per quasi quarant’anni fino all’oblio per certi versi inevitabile, ha regalato alla “città delle palme” (come veniva abitualmente chiamata allora, termine ormai in disuso) un palcoscenico impensabile, frutto della sua volontà di “sognare in grande”: le dirette Rai e le presentazioni a Milano avevano l’obiettivo di toglierle di dosso la polvere lasciata dall’epoca sanatoriale. Da presidente (dal 1981 al 1995) dell’Amsa, l’ex municipalizzata poi tramutata in braccio operativo del Comune, e anche da assessore comunale (dal 1995 al 1998, eletto nella giunta Mantovani con la sua Civica e dopo una lunga militanza socialista) ha impegnato ogni stilla di energia per promuovere il progetto turistico che aveva in mente e che voleva fare di Arco meta di vacanzieri amanti degli sport all’aria aperta. È nato così il fortunato logo “Arco, sport e ambiente” che ha dato al territorio arcense una prospettiva nuova. «Aveva una capacità di visione che altri non avevano e che non si fermava all’ambito comunale ma andava oltre, in tempi in cui parlare di outdoor era quasi avveniristico», il ricordo, ieri, di un amico piegato, come tanti altri arcensi, dalla tristezza della perdita.

Ma il suo capolavoro, Albino Marchi, lo ha realizzato dando anima e corpo a una sfida nata quasi per scherzo, nel 1987, il gioco di un gruppo di amici, che comprendeva anche Mario Morandini e il compianto Ennio Lattisi, divenuto il più importante evento mondiale dedicato all’arrampicata sportiva. Il “Rock Master” di Arco, forse più del windsurf a Torbole, ha aperto la via che ha portato il Garda Trentino a totalizzare 3 milioni di presenze turistiche grazie al turismo “outdoor”. Marchi non ha mai abbandonato la sua creatura, neppure per un momento, aiutato in queste ultime settimane da Mario Morandini, ex sindaco e suo amico fraterno, assieme al quale ha lavorato all’organizzazione dei mondiali giovanili in programma quest’anno ad Arco.

A piangere la sua scomparsa è anche il mondo del calcio e nello specifico sono i colori dell’Arco (e prima dell’Olimpia) che lo hanno visto percorrere un’intera carriera incominciata da ragazzo, come calciatore, poi giovane allenatore per arrivare, nella prima metà degli anni Duemila, a vestire anche i panni di massimo dirigente. Albino Marchi è stato il presidente dell’ultimo (almeno finora) glorioso ciclo dell’Arco in serie D.

I funerali dovrebbero tenersi nella giornata di venerdì.

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