siccità

Apertura galleria Adige-Garda: per l’assessore non s’ha da fare

«Il sistema è stato pensato per salvare dalle piene i territori a sud di Mori e non per altri scopi», spiega Filippo Gavazzoni da Peschiera


Daniele Peretti


PESCHIERA DEL GARDA. Dal mantovano gli agricoltori chiedono l’apertura della Galleria Adige Garda per compensare la carenza idrica del lago e quindi poter proseguire con i prelievi necessari all’irrigazione. Non sarebbe quindi più un’apertura di emergenza per salvaguardare il territorio a sud di Mori e la stessa città di Verona dalle inondazioni, ma un’apertura di servizio, a supporto delle coltivazioni.

Ma l’acqua immessa è compatibile con quella del Lago di Garda? Secondo Filippo Gavazzoni, assessore del Comune di Peschiera con competenze anche per il Turismo, Protezione Civile e Tutela del Lago di Garda, decisamente no.
«Per prima cosa – spiega l’assessore – bisogna considerare la funzione di questo sistema idraulico, concepito e realizzato con un solo scopo: "salvare" Verona e i territori a sud di Mori lungo l'asta dell'Adige, da possibili piene ed esondazioni. Questa è la sua funzione, non ve ne sono altre. Seconda cosa, il lago di Garda e il fiume Adige rappresentano due bacini idrografici differenti, separati e le loro acque non dovrebbero essere mescolate arbitrariamente, eccetto quando, in uno stato di potenziale rischio imminente per la vita umana (vedi piene dell'Adige a rischio esondazione) si attivano le procedure d'apertura emergenziale».

«Vorrei ora richiamare l'attenzione su alcuni concetti che ritengo di assoluta rilevanza –  prosegue Gavazzoni – le acque del fiume Adige differiscono da quelle del lago di Garda. La differenza e la possibile interazione tra i due corpi idrici resta ancora da chiarire definitivamente. Le analisi dell'acqua (inquinata o meno) non possono essere sufficienti a determinare scelte come quella proposta. Vi sono altri fattori da considerare e la torbidità è tra questi. Come si depositano i fanghi provenienti dal fiume Adige una volta immessi nel Garda, che percorso fanno, dove si depositano e come interagiscono con la flora e fauna gardesana? Quali sono gli impatti nel breve, medio e lungo termine sull'ecosistema e sulla qualità del corpo idrico gardesano, che ha caratteristiche di idropotabilità pressoché uniche tra i grandi laghi subalpini italiani?». 

«Tutte queste mie domande e dubbi non sono solo frutto di un'attenzione al territorio gardesano per delega politica – riflette l’assessore – ma soprattutto per rispetto verso un habitat ed ecosistema che troppe volte, in passato, non ha goduto della giusta considerazione e del giusto ruolo. La politica, viste le grandi sfide ambientali e di tutela dei territori che deve e dovrà affrontare, ha il dovere di basare le proprie decisioni e ragionamenti su dati scientifici validati, attraverso quindi conoscenze definite rispetto le problematiche da affrontare, al fine di poter elaborare scelte e proposte che abbiano nella lungimiranza e nell'equilibrio i punti cardine del ragionamento. Bisogna elevare il dibattito a scelte davvero strategiche e non di ripiego. Nel caso specifico trovo sia quindi irricevibile la proposta di aprire questa galleria a compenso del deficit idrico gardesano». 

Le differenze? Prima di tutto la diversa temperatura delle acque il cui sbalzo termico potrebbe avere riflessi negativo sull’equilibrio ittico del lago, si conoscono solo ciò che avviene in superficie, ma nulla si sa di quello che accade in profondità, poi i diversi sedimenti, ma soprattutto il tasso di inquinamento delle acque dell’Adige rispetto a quelle del Garda. La sua funzione emergenziale è stata dimostrata in occasione dell’alluvione del novembre del 1966: l’apertura dello scolmatore permise di salvare Verona al contrario di quanto accadde a Firenze non c’era un sistema per diminuire la portata dell’Arno. Poi la galleria venne riaperta solo 10 anni dopo e l’ultima volta nel 2018; a parte gli interventi di ordinaria manutenzione contraddistinti da scarichi di acqua minimi. Ovviamente l’impatto ambientale di quanto è stato scaricato col lago stesso non è conosciuto, ma in caso d’emergenza passa anche in secondo piano. Mentre non può essere così nel caso di aperture programmate in periodi di crisi idrica che interessano tutte le realtà coinvolte.













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