IL CASO

Anffas, lavoratori in allarme: "Stiamo perdendo serenità"

La disdetta del contratto integrativo preoccupa il personale: "Non siamo macchine". L'associazione: "Non toccheremo le retribuzioni"



TRENTO. C'è grande preoccupazione tra i dipendenti di Anffas dopo la disdetta del contratto integrativo. "l nostro è un lavoro particolare, ci occupiamo del disagio delle persone. C’è bisogno di empatia e di serenità d’animo, non siamo macchine", dice un educatore che oggi guadagna circa 1500 euro al mese. "Se ci proponessero un abbassamento economico o un innalzamento del monte ore, ci troveremmo in condizioni non più accettabili ".

Ieri intanto Anffas ha inviato una lettera al personale per spiegare che "la disdetta del contratto nazionale non mette in discussione l’applicazione né della parte economica (tranches di gennaio, agosto e dicembre 2019) né di quella normativa, esistendo un meccanismo che prevede che il contratto stesso trovi applicazione fino a un nuovo accordo".

Viene messa però in evidenza la possibilità tecnica di aprire ad altri scenari in relazione alla riforma del terzo settore. "Il contratto integrativo aziendale contiene un meccanismo di incremento automatico delle posizioni che impatta in modo strutturale e progressivo sul costo del personale. La richiesta al sindacato è di rivedere questa parte, aprendo contestualmente un confronto sul contratto integrativo. L’ipotesi su cui si intende lavorare è un meccanismo diverso dal passaggio automatico di categoria, lasciando assolutamente invariate le retribuzioni attuali".













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