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Castello crollato, Bisesti: «La Provincia metterà i soldi per ricostruire la cinta muraria»

Incontro fra Comune e Provincia per decidere le sorti del maniero che nel 2018 ha subito il crollo di una parte della cinta muraria. L’assessore: «La ricostruzione costerà circa 800 mila euro e le risorse saranno garantite già dall’assestamento di bilancio». Altri interventi nel 2021



ALTO GARDA. «Il Castel di Drena è parte importante del patrimonio culturale e storico dell’Alto Garda, oltre che del sistema turistico. Il suo recupero, dopo il crollo parziale delle mura esterne del 2018, è una priorità per il Trentino. Già nell’assestamento di bilancio la giunta cercherà di reperire le risorse per avviare da subito un primo intervento, concordato con la Soprintendenza, in attesa di completare il resto del restauro. Le operazioni di recupero sono state in parte rallentate da fattori esterni straordinari, ad esempio, la tempesta Vaia e la pandemia, che hanno cambiato priorità e disponibilità finanziarie. Al contempo hanno permesso a Soprintendenza e Università di studiare ed approfondire modalità e criteri di intervento». L’assessore provinciale alla cultura, Mirko Bisesti, ha rassicurato circa la volontà dell’esecutivo di intervenire e restituire al castello di Drena l’antico fascino. L’occasione è venuta dalla tavola rotonda, organizzata proprio tra le mura del castello e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di amministratori, di Cinzia D’Agostino della Soprintendenza per i beni culturali e della professoressa Alessandra Quendolo, dell’università di Trento.

Castel Drena con il muro crollato: la Provincia trova i soldi per ricostruirlo

Il castello di Drena, nel 2018, ha subito il crollo di una parte della cinta muraria: la Provincia ha deciso di ricostruirla mettendo a disposizione le risorse economiche necessarie.

Il Castello di Drena è proprietà del Comune e già in passato era stato oggetto di un complessivo restauro negli anni ’80, grazie al quale - nel nucleo del palazzo comitale - era stata ricavata una sede museale, con sala conferenze e servizi. Il maniero ha subito un crollo lungo il fronte occidentale della cortina esterna, prospiciente la grande lizza, nella notte tra il 31 maggio e 1 giugno 2018. Il cedimento ha interessato la porzione centrale della cinta alta dodici metri per una superficie di circa 200 metri quadrati. L’anno successivo, Provincia e Soprintendenza affidarono all’Università di Trento uno studio stratigrafico complessivo della cortina muraria, per delineare le metodologie ricostruttive e conservative.

A Drena si è discusso del futuro del castello in occasione della tavola rotonda. Un’indicazione forte è arrivata dall’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti, che partendo dalle conclusioni delle verifiche effettuate da Soprintendenza e Università, ha confermato la volontà della giunta provinciale di intervenire con risorse adeguate per far fronte, in diverse fasi, al recupero del storico immobile. «Una prima fase di interventi - ha ribadito Bisesti - riguarderà proprio la zona interessata dal crollo del 2018, il settore nord occidentale, per la quale sono programmati il consolidamento e la ricostruzione delle mura crollate, con un investimento indicativo di circa 800 mila euro. Le risorse saranno garantite già dall’assestamento di bilancio. Il secondo blocco di interventi sarà finanziato sul prossimo anno, per un importo di 600 mila euro, e riguarderà il consolidamento del settore sud orientale e della facciata del palazzo Comitale». 

L’incontro ha permesso anche di approfondite le indagini commissionate dalla Soprintendenza per i beni culturali all’Università di Trento, coordinate alla docente Alessandra Quendolo. «Il risarcimento delle ferite va perseguito in primis con il complessivo intervento ricostruttivo e rafforzativo delle strutture superstiti, ma va sottolineato anche come sia fondamentale perseguire e garantire a queste strutture ruderali, particolarmente fragili, un costante intervento di cura». Secondo la Soprintendenza, «non va trascurato l’obiettivo già tracciato con le realtà locali del bacino gardesano di puntare infine su una rete di valorizzazione del patrimonio trentino ed in particolare questo di un importante ambito turistico culturale, anche con nuove forme di valorizzazione su temi e contenuti per un’offerta rinnovata su più gradi di interesse».













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