Tagli, i medici in trincea Rossi prova a mediare

Turn over e stipendi, oggi l’incontro con i sindacati per scongiurare lo sciopero Orlandi: «Prima ci paghino quello che facciamo gratis. Non siamo come gli altri»


di Chiara Bert

TRENTO. Sui tagli agli stipendi e il blocco del turn over i medici non mollano. Restano in trincea contro la giunta provinciale, che nella Finanziaria ha previsto il blocco delle sostituzioni (garantite 2 ogni 10 uscite) e un contributo di solidarietà (una media del 40% della retribuzione di risultato) per i prossimi tre anni. Oggi alle 18.30 si presenteranno al nuovo incontro con l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re con in mano un’arma pesantissima e mai adottata finora in queste proporzioni: lo sciopero della categoria proclamato per il 22 dicembre e lo sciopero degli straordinari dal 1° gennaio, data a partire dalla quale i medici non derogheranno dalle 38 ore previste dal contratto.

Il faccia a faccia di oggi, dopo quello di dieci giorni fa, servirà per capire se si riuscirà ad evitare lo scontro frontale. E per rafforzare la proposta di mediazione che la Provincia metterà sul tavolo, all’incontro oggi parteciperà anche il governatore Ugo Rossi. Che nei giorni scorsi, dopo aver incassato la dura reazione nell’incontro pubblico con i dirigenti, era tornato a ribadire i margini di una possibile intesa: nessuna marcia indietro sul provvedimento, ma tagli ridotti, con maggiore flessibilità sul blocco del turn over (prevedendo più deroghe) e una graduazione della decurtazione per scaglioni di reddito.

Dopo le proteste il preventivo di gettito dell’operazione è sceso da 10 a circa 6 milioni di euro. Lo sconto sulla decurtazione degli stipendi andrà a beneficio dei dirigenti appartenenti alle fasce di reddito inferiori. Secondo una prima ipotesi i tagli non dovrebbero riguardare i dirigenti che guadagnano meno di 70 mila euro lordi all'anno. Risulterebbero quindi esclusi i segretari comunali dei Comuni meno popolosi e i dirigenti scolastici. Quindi i tagli al premio di risultato sarebbero calcolati con aliquote differenziate in base al reddito, fino ad arrivare al 40% per chi guadagna più di 120 mila euro. È però evidente che - calcolati in questo modo - i tagli riguarderebbero di fatto tutti i medici, che sono infatti la categoria dirigenziale con le retribuzioni più elevate (nessuno dei dirigenti dell’Azienda sanitaria guadagna meno di 100 mila euro, fino ad arrivare ai 201 mila lordi del primario del Pronto soccorso Claudio Ramponi, ndr), «tutti sopra i 70 mila euro», ha ricordato Rossi rispondendo alle critiche.

Ma i medici non ci stanno. Domenica hanno acquistato un'intera pagina sui quotidiani per affermare che «la misura è colma» e spiegare tutti i motivi che li hanno spinti alla mobilitazione. Piergiuseppe Orlandi, segretario regionale del Cimo (la confederazione dei medici ospedalieri) è netto: «Sentiremo cosa il presidente e l’assessora ci diranno, i nostri principi non sono cambiati. Già oggi facciamo 50 cose in più, e gratis, di quelle che dovremmo fare per contratto. Comincino a pagarci questo e poi parliamo di contributi di solidarietà». «Qui c’è una sperequazione in partenza - insiste Orlandi - la gente pensa che noi guadagniamo quelle cifre per 38 ore alla settimana, ma non è così, lavoriamo molto di più, facciamo le notti i sabati e le domeniche, Natale e Capodanno. L’aggravio sulla vita familiare chi lo calcola? Siamo in una situazione completamente diversa dal dirigente della Provincia e dai dirigenti scolastici che si organizzano il loro lavoro e il venerdì finiscono la settimana. Io quando sono reperibile, posso essere svegliato tre volte per notte per delle urgenze e la mattina dopo devo comunque andare a lavorare. Questo vogliamo considerarlo quando parliamo di chiedere sacrifici?». Per il sindacalista il problema non sarà nemmeno la giornata di sciopero del 22 dicembre: «È comunque una giornata, e tra l’altro il giorno dopo saremo sempre noi medici a dover smaltire l’arretrato che salta, non è certo come una giornata di sciopero dei trasporti». La vera arma di lotta sfoderata dalla categoria è il blocco degli straordinari: che succede se tutti cominceremo a lavorare 38 ore (più 2) come prevede il contratto e nulla di più? «Sarà allora - avverte Orlandi - che i pazienti capiranno quello che oggi facciamo e che non ci viene riconosciuto a livello economico». L’impatto sui servizi sanitari rischia di essere pesante. Si vedrà oggi se la mediazione di Rossi e Borgonovo Re riuscirà a scongiurarlo.

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