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Rapporto: 2024 l'anno più caldo mai registrato, a rischio 22 dei 34 parametri vitali della Terra
Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato e, probabilmente, il più caldo degli ultimi 125mila anni: è il dato che emerge dal sesto rapporto annuale sullo Stato del Clima, pubblicato sulla rivista BioScience da una coalizione internazionale guidata dall'Università Statale americana dell'Oregon.
Il rapporto evidenzia che sono a rischio 22 dei 34 parametri vitali del pianeta, dagli oceani sempre più caldi alla perdita di aree boschive dovuta agli incendi: tali fattori hanno raggiunto livelli record e segnalano, dunque, che la crisi climatica sta accelerando a un ritmo sempre più preoccupante.
"Negli ultimi anni abbiamo visto i parametri vitali superare di parecchio i loro record", afferma Johan Rockström, direttore dell'Istituto tedesco di Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico e co-autore del rapporto coordinato da William Ripple e Christopher Wolf. "Ciò presenta una serie di rischi profondamente interconnessi per i sistemi essenziali del pianeta, dall'indebolimento della corrente Amoc dell'Oceano Atlantico (che potrebbe innescare sconvolgimenti climatici irreversibili) all'integrità della biosfera, fino alla stabilità delle risorse idriche globali".
Gli autori del rapporto sottolineano, tra le altre cose, che il consumo di energia da combustibili fossili nel 2024 ha raggiunto livelli record. Lo stesso si può dire per l'energia proveniente da fonti rinnovabili come l'eolico e il solare, ma si tratta comunque di un valore 31 volte inferiore rispetto al primo. Anche la perdita di foreste causata dagli incendi ha raggiunto i massimi storici: in Europa, la stagione estiva 2025 degli incendi è stata la più estesa mai registrata, con oltre un milione di ettari bruciati. Nonostante il quadro tutt'altro che roseo, però, i ricercatori affermano che non è troppo tardi per limitare i danni.
"Le strategie di mitigazione del clima sono disponibili e vanno implementate urgentemente - dice Ripple - possiamo ancora limitare il riscaldamento globale se agiamo con coraggio e rapidità. Ma la finestra si sta chiudendo: senza strategie efficaci - aggiunge il ricercatore - ci troveremo rapidamente di fronte a rischi crescenti che minacciano di travolgere i sistemi di pace, di governance, di salute pubblica ed ecosistemica".
Citando anche i dati dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, il principale organismo internazionale per la valutazione del cambiamento climatico, il rapporto propone le strategie ritenute più efficaci: dalla rapida eliminazione dei combustibili fossili, con l'obiettivo del 70% dell'energia da fonti rinnovabili entro il 2050, alla riduzione dello spreco alimentare, che attualmente rappresenta l'8-10% delle emissioni globali di gas serra, fino al passaggio a diete più ricche di alimenti di origine vegetale. Fondamentale anche il ripristino di ecosistemi chiave come foreste, zone umide, mangrovie e torbiere, che potrebbero assorbire circa 10 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno, equivalenti a circa il 25% delle emissioni attuali.
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L'uragano ha toccato terra nella serata di ieri con venti a quasi 300 chilometri orari. L'uragano è stato poi declassato a categoria 4 sulla scala Saffir-Simpson: lo ha reso noto il Centro nazionale statunitense degli uragani (Nhc), sottolineando che, nonostante la lieve perdita d'intensità, la situazione rimane "estremamente pericolosa".
Stamani Melissa ha toccato terra sulla costa meridionale della parte orientale di Cuba declassato a uragano di categoria tre , ha dichiarato il National Hurricane Center (NHC) degli Stati Uniti nel suo ultimo avviso. Melissa ha colpito l'isola con venti massimi sostenuti di 195 km/h, ha affermato il centro meteorologico con sede a Miami. Prima di raggiungere Cuba si è indebolito fino a diventare di categoria, ha reso noto il Centro nazionale statunitense degli uragani (Nhc). Da alcuni giorni la tempesta oscilla tra la categoria 3 e la categoria 5, la più alta della scala Saffir-Simpson. Cuba ha dichiarato lo "stato di allerta" in sei province orientali del Paese, mentre la Giamaica è stata definita "zona disastrata" dalle autorità.
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