l'intervista

Caramaschi, il sindaco-scrittore. Il suo ultimo romanzo sulla guerra nei Balcani

“Le cicogne volavano basse” è l'ultimo lavoro del sindaco di Bolzano: «Siamo nel 1995 e i Balcani sono il teatro di intrighi e spionaggio. Cosa ci ha salvati in Alto Adige? Gli uomini di buona volontà»

 


Paolo Campostrini


BOLZANO. In quelle pianure antiche e ferite le cicogne vanno e vengono. Ma volano basse. E dunque vedono tutto. C’è chi dice che parlino e che qualcuno, tra gli uomini, possa comprenderle. Scorgono anche quello che, creature pure come sono, non vorrebbero mai. Perchè nei Balcani, loro terra di migrazioni senza tempo, le si guarda volare ma non le si ascolta: guerre, odi etnici e religiosi, vendette crudeli e sterminate. Le pianure sono quelle che corrono tra Serbia e Kosovo, nella Bosnia e ai confini della Croazia. Le cicogne planano sopra i minareti e sfiorano, poco più in là i campanili delle chiese cattoliche e ortodosse. Croci e mezze lune ascoltano preghiere che non trovano quasi mai pace.

“E’ questo il dramma, quando le etnie sono divise da conflitti feroci e dove la religione invece che unire divide le coscienze” dice Renzo Caramaschi. Il sindaco, infatti, non demorde. Ha scritto un nuovo romanzo e l’ha intitolato “Le cicogne volavano basse” (Mursia). Di solito scrive quando esce dal Comune. Aspetta un poco e poi, verso le undici, qualche volta a mezzanotte, mette in ordine gli appunti e segue il suo filo.

Questa volta la traccia è dentro pure le nostre paure. Intese come inquietudini di questa terra di confine. Perchè anche l’Alto Adige sta sospeso tra due mondi e di qua e di là del muro che ha spesso diviso le popolazioni, l’etnia è stata l’acceleratore delle divisioni, qualche volta confluite in odio, spesso in sospetti reciproci mai del tutto scomparsi. La differenza non è che nei Balcani si spara e qui no: perchè in realtà ci sono stati anni e decenni in cui lo si è fatto e si sono anche fatte scoppiare bombe e uccise persone. La differenza è che, almeno, non è stata la religione alla base del conflitto.

“E questo ci ha salvato - dice Caramaschi, il sindaco scrittore - perchè un tratto comune, trovato nella comune fede, ha tante volte coperto le tensioni, e si è trovato il modo di capirsi”. Laggiù, invece, dove le cicogne volano basse, non è mai stato così. Da almeno cinquecento anni musulmani e cristiani, ma anche, al loro interno, cattolici e ortodossi hanno sempre trovato nella diversa fede, ma persino nelle diverse interpretazioni della diversa fede, un terreno privilegiato di scontro. E la pace? Nelle ultime righe del libro c’è un ipotetico perchè a pace è ancora lontana: “Solo le cicogne orlando basso, prima di alzarsi nella loro leggerezza, avrebbero mitigato la tristezza di vite spezzate, sarebbero state un inno alla libertà, più vicina all’uomo di quanto non meritasse. Se solo l’avesse desiderata”.

Siamo dunque noi, noi umani, a non volerla la pace?

Tante volte sì. In quelle terre poi, è stata in molte occasioni a portata di mano e infinite volte la si è lasciata scappare. In questo, le cicogne sono alla fine un monito: si può, si può sempre. Se solo….

Perchè questa volta è capitato tra i confini dei Balcani?

Probabilmente per la ragione che viviamo anche noi in una terra di confine. E molte volte, guardando a quello che accadeva e succede ancora, ci siamo chiesti se mai succedesse anche qui, che faremo?

Poteva succedere?

In realtà anche in Alto Adige si è sparato. C’è stato il terrorismo. E prima ancora le dittature. Non ci siamo andati tanto lontano dal Kosovo.

Ci ha salvati cosa?

Gli uomini di buona volontà. La volontà sta alla base della pace.

Il suo in fondo è un libro contro la guerra.

Lo è. La morte di tante persone, che si rincorrono nel romanzo inseguendo le loro speranze ma anche i loro desideri di denaro e di violenza, deve portare a comprendere il non senso della guerra. Dove c’è non si va da nessuna parte.

Che accade in “Le cicogne volavano basse?

Un intrico di vicende quando la guerra sembrava finita. Siamo nel 1995 e i Balcani, soprattutto il Kosovo, sono il teatro di intrighi e spionaggio, di persone di buona volontà e di avventurieri.

Che accade?

La realtà di vicende verosimili o storicamente accadute si mescola con la fantasia delle relazioni tra i protagonisti.

Partendo da dove?

Da un convegno di sindacalisti dell’edilizia a Budapest. Lì si ritrovano anche i delegati italiani con pure gli altoatesini e la questione riguarda come procedere con la ricostruzione. C’è la possibilità di dare una mano a Rugova, il leader democratico di quel paese martoriato. E ci si mettono di mezzo anche gli americani che, come sempre, provano a convogliare gli aiuti sia umanitari che economici.

Si immagina che non tutto fili liscio no?

Naturalmente. Come sempre accade quando agli interessi economici si aggiungono quelli geostrategici. E infatti gli aiuti non vanno sempre ai democratici ma spesso finiscono nelle mani dei guerriglieri dell’Uck. E tutto si complica tra il ruolo della CIA, quello degli europei e italiani in particolare, le lotte religiose e etniche, gli interventi dei Paesi vicini, come la Serbia.

E’ una terra complicata. Il libro la racconta?

Le pagine si muovono tra i croati cattolici e i serbi ortodossi, i musulmani bosniaci ma anche gli ebrei, poi dentro le spinte indipendentiste del Kosovo. Ognuno tira dalla sua parte e il risultato è, come sempre in questo caso e soprattutto in terre così martoriate, il conflitto E entra infine pure il traffico di droga.

Come mai?

Il Kosovo era una base americana ai tempi della guerra in Afghanistan. Lì si coltivava il papavero e si trafficava in stupefacenti, Anche il Kosovo diventa una centrale dello smercio. E con la droga tutto si complica.

Naturalmente c’è anche una storia d’amore.

Succede tra un sindacalista e una ragazza musulmana. Bellissima. Si incontreranno nella biblioteca di Pristina. E dovranno muoversi tra odi religiosi e vendette.

Non finirà bene, vero?

Chi lo sa? C’è anche uno scrittore-giornalista. Teme di morire ogni giorno. Scrive un libro-diario. E, in una frase profetica, dice: questo libro mio lo scriverà qualcun altro.

Quel qualcun altro è lei?

Sì, sono io. Mi sono messo a raccontare le paure e le brutture della guerra. Ma anche la possibilità, che sempre esiste, di scongiurarla. Di arrivare alla pace. Le cicogne provano a dircelo. Ma è sempre così difficile….

 













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