I cagnetti morti guidano Diego Marcon nel Centro Pecci a Prato



<p> (ANSA) - PRATO, 28 SET - Al via al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato "Diego Marcon. Glassa", il pi&ugrave; ampio progetto espositivo realizzato a oggi dall'artista dentro un'istituzione italiana. La rassegna apre il 30 settembre e va fino al 4 febbraio 2024. Due serie di cani morti in ceramica punteggiano il percorso; sono affissi alle pareti in un atto estremo di pudore e stupore. <br/> &nbsp;&nbsp;&nbsp; Curato da Stefano Collicelli Cagol e da Elena Magini, 'Glassa' &egrave; pensata da Diego Marcon per un'istituzione italiana e realizzato con l'architetto Andrea Faraguna. Con film, video, animazioni, sculture, pubblicazioni, l'artista indaga temi universali, usando spesso l'ambiguit&agrave; innocente tipica dell'infanzia o dei cagnetti come chiave di lettura per ripensare la vita quotidiana. La rassegna copre 10 sale dell'ala Gamberini. "Celebriamo i 35 anni del Centro Pecci con un grande progetto di Diego Marcon pensato apposta per il museo - spiega Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana - Marcon &egrave; l'artista italiano del momento e fra i pi&ugrave; interessanti del panorama contemporaneo internazionale. La mostra &egrave; l'inizio di un percorso che lo vedr&agrave; a Basilea, Londra e Berlino; siamo orgogliosi di aver riservato a 'Glassa' oltre 1000 metri quadri. E arricchir&agrave; la collezione permanente grazie all'opera Dolle, prodotta in Toscana, andando ad aggiungervisi". <br/> &nbsp;&nbsp;&nbsp; "Le sale Gamberini - afferma Marcon - sono sempre state una delle mie architetture museali preferite. Forse anche per questo la progettazione della mostra ha preso forma con estrema naturalezza. Ho lavorato a Glassa in maniera molto libera, divertendomi molto". "La visionariet&agrave; di Marcon conquister&agrave; bambini e adulti per la sua capacit&agrave; di toccare temi universali, quali la vita e la morte ma anche il senso dell'arte - aggiunge Stefano Collicelli Cagol, direttore del Pecci - Marcon usa elementi che si connettono al nostro vissuto, l'infanzia o i piccoli cagnetti, generando emozioni contrastanti e un senso di vertigine. La mostra conquister&agrave; tutte le tipologie di pubblico". (ANSA). <br/> &nbsp;&nbsp;&nbsp; </p>









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