Garavaglia, serve piano strategico enogastronomia



(di Francesca Pierleoni) (ANSA) - ROMA, 09 APR - L 'enogastronomia italiana "è un'eccellenza assoluta, è cultura e agricoltura, però non possiamo darla per scontata. Noi non abbiamo un piano strategico dell'enogastronomia, mentre ce l'hanno anche Paesi come il Camerun e il Guatemala". Questa "è l'occasione di farlo, insieme ai ministri Franceschini e Patuanelli. Avere un piano strategico vuol dire organizzare quello che c'è, darsi degli obiettivi, misurarli, per mettere tutto a sistema e valorizzare tutto meglio". Lo ha detto il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia alla presentazione, dalla Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, del volume "Turismo del Vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche" alla presenza dei due autori, il Senatore Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini, , fondatrice del Movimento Turismo del Vino e dei colleghi ministri Dario Franceschini (Cultura) e Stefano Patuanelli (Politiche agricole alimentari e forestali).
    Per il Ministro Franceschini il vino "non solo è un grande attrattore turistico", parte di quel turismo esperienziale su cui l'Italia deve puntare, ma "è un pezzo dell'identità locale, che dobbiamo salvare, difendere preservare e tramandare". Il presente "è fatto dell'affrontare un momento difficilissimo per il settore vitivinicolo perché, se è vero che la crisi pandemica non ha mai chiuso le attività del settore primario, è pur vero che si tratta di una crisi incredibilmente asimmetrica che ha colpito fortemente tutti i produttori di vino che non hanno la grande distribuzione". Nel presente "dobbiamo quindi sostenere i produttori, da qui il fondo filiere con 150 mln di euro e altri 150 mln nel decreto sostegni, e di quei 300 milioni grossa parte dovrà essere destinato al settore del vino. Altrimenti rischiamo di perdere eccellenze del nostro territorio". Il vino "è il maggior emblema dell'agricoltura italiana, non valorizzato, per colpa nostra, dei produttori, che non hanno mai saputo apprezzare ciò che la natura ci ha dato - ha sottolineato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e copresidente dell'Union Internationale des Oenologues -. Oggi abbiamo più vitigni che campanili (oltre 600, siamo il paese che ne ha di più, ndr). Un grande patrimonio che necessita di essere comunicato e non c'è forma migliore che far toccare con mano ai consumatori, ai veri amanti del vino, che cosa abbiamo". Una grande carenza "che abbiamo in Italia - spiega Dario Stefano - è che del vino e dell'olio facciamo fatica ad esprimere orgoglio identitario, come invece si fa in altri Paesi". Abbiamo la necessità "di trasferire competenze straordinarie alle nuove generazioni", far diventare il vino "strumento di competitività". Il turismo del vino "sta cambiando, eravamo abituati ad avere winelover soprattutto maschi, ora abbiamo molte più donne e persone che cercano esperienze uniche legate al vino, tutte diverse. Il manuale vuole aiutare in questa diversificazione - spiega Donatella Cinelli Colombini -. Il grosso salto in avanti è l'innovazione, soprattutto nel settore del turismo. Anche perché i turisti prenotano sempre più all'ultimo momento e noi abbiamo bisogno di connettività". Per rispondere alla crisi del covid "abbiamo usato meno le cantine e più i vigneti più gli spazi aperti per gli assaggi" ha aggiunto. Il turismo del vino però "era prevalentemente straniero. La media di spesa giornaliera di un turista normale è di 80 euro, di un turista del vino è di 150. E' un turismo ricco". Nell'immediato futuro "prevediamo un turismo italiano per l'estate, con un graduale recupero di quello europeo, mentre il turismo americano, che per noi è strategico, tra il 2022 e il 2023 e questo è un serio problema". (ANSA).
   









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