Vino Chianti in polvere o a mirtillo, 15600 truffe in 9 mesi



(ANSA) - FIRENZE - Dal Chianti in polvere a quello al mirtillo rosso: sono oltre 15.600, di cui 10.700 rimosse, tra violazioni del marchio, contraffazione dei vini o delle etichette, le 'minacce' ai danni della denominazione toscana scoperte su internet dall'inizio dell'anno. Da due anni il Consorzio Vino Chianti si è infatti affidato ad un'agenzia specializzata, la 'Griffeshield', di 'cacciatori' per scovare frodi, truffe e contraffazioni on line. La forma principale di frode, spiega una nota, è rappresentata dai cosiddetti wine kit, ovvero preparati chimici in polvere per fare il vino in casa al costo di un euro a bottiglia: ne sono state individuate e rimosse 6mila. Seguono oltre 3mila casi di concorrenza sleale, ovvero falso Chianti falso spacciato per vero, e poco meno di 2mila violazioni del marchio commesse attraverso la commercializzazione di etichette contraffatte. La principale piazza di frode sono siti web dedicati, seguiti dai principali marketplaces. I risultati dell'attività sono positivi, spiega il consorzio, perché le minacce sono in deciso calo rispetto al 2018. "Nel 2019 le violazioni individuate sono state un terzo rispetto all'anno precedente - commenta il presidente del consorzio Giovanni Busi -. Un netto calo, segno che il lavoro funziona. Ma è un dato che non ci permette di rilassarci: il lavoro di tutela del nostro brand e delle nostre aziende deve continuare in modo serrato e determinato perché i danni che queste truffe provocano sono milionari". La piazza 'peggiore' sono gli Stati Uniti, perché da qui provengono i frodatori più difficili da 'disinnescare', seguito dal Regno Unito, mercato principale dei wine kit, mentre il tasso di successo è del 100% in Cina, dove tutte le operazioni di invito all'interruzione dei comportamenti scorretti vanno a buon fine.









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