Italiani ancora spreconi a tavola ma i surgelati non si buttano
- Nonostante gli appelli anti-spreco alimentare, le ristrettezze economiche e la voglia di sostenibilità, nell'ultimo anno, in Italia, la percentuale di cibo sprecato settimanalmente è cresciuta a doppia cifra (17, 9%), ma secondo i dati dello studio inedito realizzato dall'Osservatorio internazionale Waste Watcher (Wwi) per Iias- Istituto Italiano Alimenti Surgelati, dei 667,4 gr di cibo che ogni italiano getta via ogni settimana, solo 14,9 sono prodotti surgelati: appena il 2,2%.
Eppure negli ultimi 5 anni, nel nostro Paese, i consumi di frozen food sono aumentati, ma a questa crescita non è corrisposto un analogo aumento del loro spreco, che dal 2021 al 2025, è rimasto stabile (di poco superiore al 2%), a conferma delle virtù salva-spreco di questi alimenti. Oltre 1 italiano su 3 (34%) dichiara, nell'indagine effettuata su un campione di mille intervistati, di non sprecare mai prodotti surgelati. Tra quelli che lo fanno, le cause più comuni sono imputabili a una cattiva organizzazione domestica o all'interruzione della catena del freddo.
I surgelati rientrano nella top 10 dei cibi meno sprecati: il loro spreco è inferiore del 37,6% rispetto a quello delle verdure fresche e del 17,4% rispetto alla verdura e frutta non fresche (in vasetto o in barattolo).
L'indagine Wwi ha mostrato, inoltre, differenze molto significative su base geografica. I consumatori del Nord Italia si distinguono per comportamenti più responsabili, con soli 12,5 grammi di surgelati sprecati a settimana, (-16% rispetto alla media nazionale). Le abitudini alimentari variano anche in base alla composizione familiare e al livello socioeconomico. Le famiglie con figli sprecano l'11% in meno di surgelati rispetto alla media e il ceto medio e medio-basso dimostrano maggiore attenzione, con percentuali che oscillano tra -7% e -8% vs. la media nazionale. Analoga sensibilità si riscontra in chi vive in piccoli centri, sprecando un 8% in meno di surgelati rispetto alla media o in chi abita in grandi città (-5%.).
"I risultati dell'indagine - commenta Andrea Segrè, direttore scientifico dell'Osservatorio internazionale Waste Watcher - suggeriscono che l'effettiva capacità di ridurre gli sprechi è influenzata da diverse variabili: il capitale culturale (titolo di studio, conoscenze pratiche), l'organizzazione familiare, l'accesso a strumenti tecnologici e infrastrutturali (elettrodomestici efficienti), la disponibilità di tempo per la pianificazione alimentare. Tuttavia lo spreco alimentare - afferma Segrè, non deve essere letto esclusivamente come un comportamento individuale scorretto. Piuttosto è un indicatore di fragilità socio-culturale e di marginalità educativa e se vogliamo contrastarlo in modo sistemico, è necessario rafforzare le politiche di educazione alimentare, prestare maggiore attenzione alle informazioni in etichetta, ma anche promuovere l'accesso a elettrodomestici efficienti e soluzioni smart per la gestione del cibo in casa, affinché le famiglie italiane possano trasformare i loro freezer in 'centri di riserva alimentare' intelligenti e sostenibili". (ANSA). .