«Non ho smesso solo per Bertini E per il Trentino»
Volley A2 femminile. Alla vigilia dello scontro al vertice con la Lpm Bam Mondovì, l’alzatrice siciliana si racconta: «I trentini sono persone meravigliose, ma tornerò a vivere a Siracusa, lì c’è il mio compagno»
Delta Informatica Trentino 20 punti, Lpm Bam Mondovì 20 punti. Fuori le seconde, domani si fa sul serio: alle 17 alla palestra SanbàPolis sarà scontro diretto tra le prime due della classifica di Serie A2. In palio il titolo di “campione d’inverno”, tre punti pesanti in chiave seconda fase e almeno tre punti nella “scala” del morale. Vincere aiuta a vincere, soprattutto quando si è costretti a… vincere. E una prova di forza nei confronti della diretta rivale nella corsa promozione potrebbe fare la differenza.
Elisa Moncada, pronte per il big match?
«Certo, bisogna! Siamo cariche e serene. Sono convinta sarà una bellissima partita, tra due squadre che hanno lo stesso obiettivo».
Quanto conta la partita di domani?
«Beh, tanto, senza dubbio, ma non sarà decisiva. Determinerà la classifica al girone d’andata e, dunque, il tabellone di Coppa Italia (la cui formula è ufficiosa, ma non ancora ufficiale, ndr) e i tre punti in palio pesano eccome, però è troppo presto per parlare di gara della vita. Dopo di questa ci saranno tutto il girone di ritorno, andata e ritorno della pool promozione».
Questa formula vi piace?
«No, e lo dico senza alcuna diplomazia. Militavo in questa categoria quattordici anni e fa quella era la “vera” serie A2. Adesso il torneo è stato snaturato e poi, visto che tra i due gironi c’è un certo divario a “sfavore” del nostro, il cui livello è decisamente più alto, anche il fatto di portare nella seconda fase i punti conquistati nella prima non è equo. E che non si dica che, così facendo, i costi sono stati ridotti: insomma noi abbiamo comunque trasferte lunghissime, vedi Baronissimi e Marsala. Il livello è calato: basti pensare che un tempo c’era il limite delle tre straniere in campo e, adesso, al massimo una».
Dopo l’inattesa sconfitta di Busto Arsizio siete ripartite di slancio.
«Inattesa sicuramente sì, ma noi sapevamo che quella contro Busto sarebbe stata una partita difficilissima. È stata una battuta d’arresto che abbiamo assorbito immediatamente, riprendendo da dove avevamo lasciato».
La parola d’ordine in casa Delta Informatica è “serenità”, sembra di capire.
«Assolutamente e ci aggiungerei anche divertimento. Se non ti alleni con il sorriso, non vai in palestra volentieri e non provi gioia a fare quello che fai… tutto è più difficile».
Coach Bertini sembra essere l’uomo giusto per questa squadra.
«Con lui abbiamo un rapporto splendido. Oltre ad essere un allenatore preparato dal punto di vista tecnico - tattico ci trasmette serenità ed equilibrio. E, vi assicuro, non è poco. Al termine della scorsa stagione avevo maturato il proposito di smettere con la pallavolo giocata e uno dei motivi per cui ho deciso di proseguire nell’avventura è stato anche l’arrivo di Bertini. Arrivata a quest’età non avevo più la voglia di “tollerare” determinate cose e per proseguire avrei dovuto essere convinta al cento per cento. Ebbene, eccomi ancora qui».
Si riferisce allo stress?
«Esattamente. L’obiettivo di ogni atleta è quello di migliorarsi, divertirsi e raggiungere risultati, ma c’è un limite da non superare. Non bisogna andare “oltre”, altrimenti si ottiene l’effetto contrario. Non ero più disposta a dover superare quel limite, come credo sia normale per tutti».
Una siciliana a Trento da quattro anni: insomma non siamo così “orsi” come ci dipingono.
«Ma no - se la ride - sicuramente diffidenti all’inizio ma poi, una volta rotto il ghiaccio, i trentini sono persone meravigliose. All’inizio venire a Trento era stata una scelta esclusivamente professionale, ora non sarei ancora qui se non mi trovassi magnificamente».
L’allenatore più importante che ha avuto nella sua lunga carriera?
«Mauro Fresa che, a metà della seconda mia stagione in serie A2 ad Isernia, mi diede fiducia e mi mandò in campo senza paura. Era la “seconda”, la titolare s’infortunò e mi ritrovai in campo. Chiudemmo la stagione ad un solo punto dai playoff».
Il podio delle atlete più forti con cui ha giocato?
«Mamma mia che domanda difficile. Al primo posto metto senza dubbio Danielle Scott-Arruda, una centrale “pazzesca” che attaccava anche da seconda linea. Con lei ho condiviso l’esperienza Castellana Grotte e ricordo che arrivò in Puglia con la medaglia d’argento appena conquistata con la Nazionale americana alle Olimpiadi di Pechino. Poi ci sono Meika Wagner, anch’essa centrale e pure lei statunitense, con cui ho giocato a Isernia, così come la schiacciatrice Vania Sokolova, un altra giocatrice semplicemente formidabile».
Quando smetterà dove si vede: a casa sua, a Siracusa, o in un’altra città?
«Senza dubbio a Siracusa. Lì ci sono la mia famiglia e il mio compagno e lì voglio vivere, dopo che avrò smesso di giocare».
E come si vede? A bordo campo a guidare una squadra oppure il suo futuro sarà fuori dal mondo del volley?
«No, no, non farò l’allenatrice. Magari continuerò a giocare per puro divertimento in categorie inferiori ancora per tanti anni, ma di allenare non se ne parla. Il mio futuro professionale sarà extra volley. Più probabilmente mi vedrete in qualche squadra di serie C come schiacciatrice od opposto».
Torniamo “a bomba”: come si batte Mondovì?
«Con tanta pazienza, senza farsi prendere dalla frenesia, restando sempre “nella” partita – conclude Elisa Moncada – Insomma con equilibrio e testa, componenti fondamentali nel volley. E poi ci vorrà la “trance” agonistica ma, lo prometto, quella non mancherà».
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