«La procura è al lavoro ma conosco la serietà del Veloce Club Borgo» 

Il caso delle gare in Slovenia. «I dirigenti trentini sono stati sfortunati con le tempistiche delle comunicazioni. Ma se le giustificazioni non saranno accolte, ci saranno delle sanzioni»


LUCA FRANCHINI


TRENTo. «La procura federale sta facendo il suo lavoro, io non giudico, ma conosco la serietà del Veloce Club Borgo e dei suoi dirigenti che, da quanto ho capito, sono stati sfortunati con le tempistiche delle comunicazioni». Il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco non si sbilancia in merito alla contestata partecipazione del club valsuganotto a una kermesse in Slovenia il giorno 4 luglio, avvenuta a dispetto del divieto imposto dalla Fci di gareggiare all’estero, prima fino al 30 giugno e poi prorogato fino al 15 luglio. «Quando è stato prorogato il divieto eravamo già partiti» ci ha raccontato nei giorni scorsi il presidente del Vc Borgo Stefano Casagranda.

Il numero 1 della Fci cosa ne pensa?

«Il caso del Veloce Club Borgo ha una particolarità, in quanto legato ad accordi frontalieri – replica Di Rocco - È in atto una procedura di accertamento da parte della procura federale, che sta facendo il suo lavoro. Se le giustificazioni delle società chiamate in causa non saranno accolte, ci saranno delle sanzioni».

Ad aver gareggiato all’estero a inizio luglio, infatti, non è stato soltanto il Vc Borgo.

«Ci sono pervenute più segnalazioni – aggiunge Di Rocco - Alcune società sono andate con i propri atleti a gareggiare in zone ritenute pericolose per il contagio. Chi di dovere fornirà le proprie motivazioni e giustificazioni».

Qualora non fossero accettate?

«Ci sarà una sanzione – replica Di Rocco - La procura federale farà quel che deve, io non giudico. Conosco la serietà del gruppo sportivo presieduto da Stefano Casagranda, che da quanto ho avuto modo di capire è stato sfortunato con le tempistiche delle comunicazioni. Quel che è certo è che i giovani non sono responsabili, in quanto vengono portati a gareggiare».

Intanto si avvicina la ripresa delle corse professionistiche in Italia, in programma a inizio agosto. Si può essere ottimisti?

«Qualche allerta si registra, ma la situazione ora è più di carattere politico che tecnico. Abbiamo calendarizzato la ripartenza dell’attività ai primi di agosto, con la speranza di aprire un po’ prima alle categorie giovanili. Il ciclismo viene considerato uno sport di prossimità, pertanto con meno rischi rispetto agli sport di contrasto. Confidiamo nei prossimi decreti regionali (la Lombardia venerdì si è espressa favorevolmente per la ripresa dell’attività, ndr), speriamo ci sia maggiore chiarezza».

In primis per i giovani, che potrebbero altrimenti abbandonare l’attività.

«È difficile spiegare loro quello cosa sta succedendo. Nei mesi scorsi hanno dovuto dovuto seguire le lezioni da casa, lontani gli uni dagli altri. Ora hanno voglia di riprendere l’attività sportiva e questo non vale solo per il ciclismo».

Non si può gareggiare ma nei centri delle città, piuttosto che sulle spiagge, si vede un po’ di tutto.

«Questo succede perché siamo in un momento di confusione governativa e spiace che non si comprenda l’importanza assoluta che ha lo sport in termini di benessere. Sono gli indicatori di stato a dirlo, è strano che il governo non lo capisca e recepisca».

Eppure il governo stesso ha spinto molto per promuovere l’utilizzo della bicicletta.

«Ha ideato un bonus per promuovere l’acquisto e l’uso delle biciclette, per migliorare la qualità dell’ambiente, ma non si segue una logica. Si dovrebbero sfruttare i grandi eventi per promuovere il turismo, uno dei comparti che ha sofferto e sta soffrendo di più. La bici, tra l’altro, è sempre più “straniera”, con tanti turisti esteri che vengono a visitare le nostre bellezze in bici. Il Trentino, da questo punto di vista, è un caso a parte. È partito prima di tutti e i risultati si vedono».

Proprio il Trentino, quest’anno, avrebbe dovuto ospitare i campionati europei di ciclismo su strada, ma ha chiesto di posticiparli al 2021. Nel 2020 verranno disputati in Francia, a Plouay. Come valuta la scelta del rinvio?

«La condivido. La Provincia di Trento ha deciso di non ospitare grandi eventi nel 2020 per motivi di sicurezza pubblica. Sono riusciti a far spostare l’evento nel 2021, quando le condizioni di sicurezza saranno sicuramente migliori. In Trentino si organizzano manifestazioni di alto livello in modo eccezionale ed è comprensibile che si vogliano sfruttare appieno le possibilità mediatiche e promozionali offerte da un evento come il campionato europeo. Lo stesso discorso vale per la mountain bike in Val di Sole. Visti i buoni rapporti che ci sono con i vertici del ciclismo internazionale e la qualità degli eventi proposti, è stato facile ottenere lo spostamento della manifestazione».

Che scenario estivo prevede per le gare riservate alle categorie giovanili?

«L’attività giovanile, complice anche il termine dell’anno scolastico nel mese di giugno, è sempre stata concentrata nel cuore dell’estate. Speriamo che i nostri ragazzi possano godersi un bel mese di agosto e la prima metà di settembre prima di tornare sui libri. Il nostro obiettivo è quello di prolungare il calendario gare fino a fine ottobre: il meteo, visto l’andamento degli ultimi anni, dovrebbe consentirci di farlo».

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