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L'ovale dell'Asd Trento vola fino al "Sei Nazioni"

La storia della squadra è cominciata più di 20 anni fa grazie a un gruppo di amici. Oggi conta su oltre 230 tesserati e il 20 marzo organizzerà Italia-Galles Under 20


Luca Pianesi


TRENTO. Tutto è cominciato con una palla ovale portata un pomeriggio in un parco sotto le torri di Villazzano da un ragazzo italo argentino, Manuel Salvarezza. Erano gli anni ’90, l’Italia non faceva ancora parte del più importante torneo del continente (il “Sei Nazioni” ancora si chiamava “Cinque Nazioni” perché gli azzurri sarebbero stati ammessi alla competizione solo nel 2000) e il rugby a Trento era uno sport semisconosciuto. Quel pomeriggio tre-quattro ragazzi hanno provato con Manuel a fare due passaggi, a tentare qualche calcio, a sperimentare dei placcaggi. La settimana successiva i ragazzi del parco sono diventati cinque-sei, quella dopo sei-sette e così nel ’99 quel gruppo di amici ha deciso di iscriversi a un torneo di rugby a 10. L’anno dopo i tesserati sono aumentati ancora, la squadra è diventata a 15 e con la polisportiva Trilacum Terlago i due passaggi nel “parchetto” si sono trasformati nel campionato regolare di serie C. Una crescita continua, costante, che nel 2005 ha portato tutto il gruppo a tornare nel capoluogo, sul campo di via Fersina, e a fondare un’autonoma società rugbistica: era nata l’Asd Rugby Trento.

«Oggi la nostra società conta 230 tesserati attivi - racconta Francesco Palombi responsabile comunicazione della squadra - abbiamo tutti i settori giovanili, dall’Under 6 all’Under 18, un team “Old”, di appassionati con più di 35 anni, 24 ragazze che si dividono tra “seniores” e “U16” e fino all’anno scorso avevamo anche una prima squadra. Purtroppo, dopo aver vinto la scorsa stagione il campionato di C2 ed esserci giocati anche lo spareggio per poter accedere alla serie B, quest’anno abbiamo avuto delle defezioni in dei ruoli chiave e quindi non siamo riusciti a riproporci a livello competitivo. E così abbiamo pensato di saltare un anno e di concentrarci, invece, sui nostri settori giovanili che sono in crescita costante». Una crescita dovuta senza dubbio all’ottima campagna di promozione che la società, da qualche anno, sta realizzando nelle scuole e nelle colonie estive ma anche al costante e dirompente “passaparola” attuato dagli stessi tesserati con conoscenti e amici.

«I primi a parlare bene del rugby sono coloro che lo praticano - prosegue Palombi - perché è uno di quegli sport che lascia davvero qualcosa nel cuore e nella testa di chi vi si avvicina. La nostra poi è una società al 100% composta da volontari: lo siamo noi dello staff, lo sono gli allenatori, i dirigenti, i giocatori. Tutto è retto grazie all’impegno e all’aiuto dei tesserati e degli appassionati che ci danno una mano. E questo crea un senso di comunità incredibile. Per esempio, per far giocare i bambini della squadre Under, non essendoci tante squadre qui, sul territorio, dobbiamo partecipare a dei tornei sovra-regionali che si chiamano raggruppamenti. In sostanza in una giornata tante società (nel nostro caso del Triveneto) si trovano nella stessa città per giocare dei mini tornei. Ebbene anche noi ospitiamo ogni anno dei raggruppamenti. Quest’anno ne abbiamo organizzati già 3 e altri 3 li faremo. Questo vuol dire, ogni volta, accogliere circa 200 bambini e i 400-500 genitori, parenti e amici al seguito. Sono dei piccoli mega-eventi che si concludono con mangiate di pasta, abbracci e sorrisi. Se non ci fossero i nostri tesserati e i loro genitori sempre schierati al nostro fianco, ad aiutarci a cucinare, ad allestire il campo, ad accompagnare i bambini in macchina a destra e a sinistra, sarebbe impossibile organizzare giornate del genere».

Insomma in campo si dà tutto fino alla fine ma poi ci ritrova con gli avversari a discutere e brindare senza strascichi o code polemiche. Ma c’è di più: «In questi raggruppamenti non ci sono classifiche e risultati - aggiunge il general manager della società Lorenzo Colonia - e i bambini giocano solo per il gusto di farlo. Addirittura capita che magari una squadra che ai punti avrebbe perso alla grande faccia l’ultima meta e esca contenta perché “l’ultima era nostra”. E poi diamo sempre dei premi ai migliori giocatori. Ma il concetto di migliore non è legato alla prestazione. Per esempio una volta era stato dato a un ragazzino che aveva seguito in stampelle i suoi compagni per tutta la giornata. Sono premi che i nostri ragazzi tengono a casa fino al torneo successivo quando li devono restituire per permettere ad altri di vincerli». Anche questo un buon modo per fare squadra e creare gruppo. Ed è così che giovani come Giuseppe Fuoli e Lorena Zanoni dalle giovanili del Trento sono riusciti ad accedere uno ai centri di formazione Under 16 (dai quali la Nazionale pesca i futuri talenti italiani) e l’altra a una squadra di Treviso (il Villorba)con la quale è riuscita ad entrare nella rappresentativa del Veneto.

E grazie all’Asd Trento Rugby in provincia il 20 marzo sbarcherà per la prima volta il “Sei Nazioni”. A loro, infatti, è stata affidata la gestione dell’organizzazione. «Alle 19, allo stadio Quercia di Rovereto si giocherà Italia-Galles under 20 - conclude il presidente della società Fabio Pavanelli - sarà l’occasione di vedere i futuri campioni delle due squadre, gratuitamente, in uno stadio bellissimo». E ci saranno anche le telecamere di RaiSport, Eurosport e la Bbc. Insomma la palla ovale del Trento Rugby partita da quel “parchetto” una ventina di anni fa sembra destinata a fare ancora tanta strada.













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