L'INTERVISTA Alessandro fusina 

«In un modo o nell’altro la stagione va conclusa» 

Pallamano. L’allenatore del Pressano ci racconta un campionato con “l’ostacolo Covid 19” «Puntiamo sui giovani e in questa situazione i ragazzi non si abbattono, hanno voglia di giocare»


Daniele Peretti


Lavis. Per qualsiasi allenatore gestire l’aspetto tecnico della squadra in periodo di pandemia è un’impresa al limite dell’impossibile: partite rinviate, presenza dei giocatori sempre a rischio, la sempre possibile sospensione del campionato. Ne parliamo con Alessandro Fusina, allenatore del Pressano, impegnato in una serie A di pallamano maschile davvero “a ostacoli”, per il Coronavirus.

Mister Fusina se l’aspettava una stagione così difficile?

«Da una parte sì. Eravamo reduci dalla sospensione dello scorso campionato e si parlava della possibile riproposizione di una fase acuta, ma da parte nostra abbiamo condiviso scelte tecniche e di prospettiva, tralasciando condizionamenti esterni».

Nello specifico?

«Abbiamo ringiovanito il roster in modo netto e invece di puntare su stranieri esperti per creare un mix, abbiamo scelto un ‘99 dando ampio spazio al nostro vivaio».

È il terzino sinistro ungherese Milan Szep, nato il 26 marzo 1999...

«Non solo: consideriamo anche che stanno giocando titolari i 2003 Gabriele Sontacchi e Nicola Fadanelli».

Una scelta a scapito delle ambizioni?

«Le formazioni del nostro settore giovanile hanno vinto titoli nazionali e quindi abbiamo promosso in prima squadra dei ragazzi tecnicamente all’altezza, per una scelta che definirei stimolante. Lecite le ambizioni derivanti dal fatto di dare spazio ai nostri giovani, sui quali insieme alla società puntiamo ad occhi chiusi».

In un periodo nel quale non si gioca, più che un tecnico serve un motivatore...

«È così, perché siamo costretti a vivere alla giornata e bisogna lasciarsi guidare dall’istinto. In questa situazione direi che sia più facile allenare una squadra giovane piuttosto che più esperta. I ragazzi non si abbattono, hanno voglia di giocare, quella fame che magari un giocatore con più esperienza non ha più nella stessa quantità».

Si potrebbero definire leoni in gabbia?

«Certamente. Hanno voglia di sprigionare la loro forza in campo e si impegnano e in situazioni come quelle che stiamo vivendo, è una motivazione sulla quale far leva».

In questo periodo ha fatto fare ai giocatori degli allenamenti personalizzati?

«Sì, ma teniamo conto di un paio di aspetti. Prima di tutto quello che si può fare da soli è del tutto diverso rispetto a un allenamento di squadra. In più avevamo dei ragazzi costretti a casa o perché positivi o per quarantena fiduciaria perché condividevano l’appartamento col giocatore ammalato: in queste condizioni che allenamenti si possono fare? Comunque tutti i ragazzi sono sempre stati monitorati e hanno fatto quello che potevano. Il risultato è stato che abbiamo affrontato Siena con solo cinque allenamenti».

C’è un giocatore che l’ha particolarmente impressionata?

«No perché nel nostro roster non ci sono prime donne ma tutti giocatori che debbono dimostrare di meritarsi la serie A. Li abbiamo scelti perché credevamo nelle loro qualità: nessuno ha fatto un passo in più degli altri, ma tutti sono cresciuti allo stesso livello».

Una situazione che rispecchia la classifica?

«Direi di sì. Siamo partiti con 4 vittorie su 4 partite, poi la flessione con due sconfitte: quella con Conversano ci sta tutta, è una squadra allestita per vincere lo scudetto, quella con Merano mi ha fatto incavolare, anche se riprendevamo a giocare dopo due settimane di stop. Siamo fatti così: si vince o si perde tutti insieme».

Favorevole o contrario a portare a termine la stagione?

«In un modo o nell’altro la dobbiamo concludere. Non importa se giocando a intermittenza ci sarà chi sarà danneggiato e chi avvantaggiato: l’assegnazione dello scudetto sarà un segno di speranza. Poi c’è un altro aspetto. Non siamo professionisti più a livello burocratico che reale, perché i nostri giocatori sono monitorati e testati alla pari dei calciatori di serie A e quindi si gioca nella massima sicurezza. Poi è chiaro se dovesse arrivare un provvedimento di interruzione del campionato a livello governativo ci fermeremo, ma non saranno mai le società a chiederlo».

Già da questa settima prende il via la lunga serie dei recuperi con la speranza di poter tornare alla regolarità.

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