Il virus s’è portato via Sabia il Signore degli 800 metri 

Atletica e Covid-19. Medaglia d’oro agli Europei indoor del 1984, due volte in finale alle Olimpiadi, l’ex mezzofondista si è spento ieri a Potenza a soli 56 anni: fu un eroe controcorrente


MARCO MARANGONI


Potenza. Se n’è andato in punta di piedi, come quella sua corsa soffice e grintosa che lo ha sempre contraddistinto, facendolo entrare nei cuori degli italiani non da tanti anni affezionati all’atletica leggera italiana. Donato Sabia, il “signore degli 800”, è volato in cielo per colpa del Coronavirus, maledizione, la malattia dei giorni nostri che meno di due settimane fa aveva ucciso il padre 80enne. Donato si è spento all’età di 56 anni alle 4 di ieri mattina nel reparto terapia intensiva dell’ospedale “San Carlo” del capoluogo lucano.

Due volte in finale ai Giochi

Mezzofondista dal talento straordinario, due volte finalista olimpico a Los Angeles nel 1984 e Seul 1988 sul doppio giro di pista che aveva fatto “suo” dopo il passaggio dai 400 metri, considerati troppo veloci. Sabia è stato uno dei protagonisti degli inizi di quell’atletica-spettacolo voluta dal presidentissimo prima nazionale e poi mondiale dal nome di Primo Nebiolo. Il mezzofondista potentino, timido e gentile, non si tirava indietro quando bisogna lottare tra le sportellate delle volate degli “8”, gli 800 nel gergo della Regina degli sport. Lo fece anche quel 6 agosto del 1984 al Memorial Coliseum di Los Angeles quando, quinto a poco più di mezzo secondo dal bronzo, si trovò assieme alla stella Sebastian Coe, oggi numero uno dell’atletica mondiale, battuta dal brasiliano Cruz.

Nella bacheca di Donato, marito e papà di due figlie, c’è una medaglia che spicca più delle altre, quella d’oro vinta agli Europei al coperto il 4 marzo del 1984 allo Scandinavium di Göteborg. Quel suo momento magico lo confermò il successivo 26 maggio. A Busto Arsizio sui 500 metri, distanza spuria (non olimpica), fermò i cronometri su 1’00”08, miglior prestazione mondiale. Un “record” resistito fino al 5 febbraio del 2013 quando a L’Avana, allo stadio “Che Guevara”, oggi lasciato in completo stato di abbandono tra tribune mangiate dal tempo e dalla storia e ruggine, il cubano Orestes Rodriguez Williams corse in 59”32.

Sabia e lo scioperò dell’88

Nell’agosto del 1988, Sabia fu il capo della “rivolta” all’Arena di Milano durante gli Italiani. Erano gli anni delle liti tra Coni e Federazioni con l’ente supremo che non voleva mandare la 4x400 azzurra, già qualificata, ai Giochi di Seul. Donato fu alla guida di quello sciopero, il primo dell’atletica italiana.

La carriera fu flagellata da tanti, troppi infortuni ma il suo 1’43”88 resta ancora oggi la terza prestazione italiana sugli 800 dietro a Marcello Fiasconaro (1’43”7 – Milano 1973) e Andrea Longo (1’43”74 – Rieti 2000). Nel 2000 alle Olimpiadi di Sydney guidò la Nazionale di Malta e più recentemente venne eletto presidente della Federatletica della sua terra, la Basilicata.

Il ricordo di Donati

Indissolubile il rapporto con il suo allenatore Sandro Donati che al nostro giornale lo ricorda come un «grande eroe dell’atletica leggera italiana, un talento, sfortunato per quei troppi infortuni di carattere tendineo, sempre onesto e coerente anche quando gli chiesero di assumere il testosterone, lui rifiutò quelle pratiche dopanti e venne emarginato dalla squadra senza nessun sostegno economico, nessuna borsa di studio».

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