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Il “Rugby Trento” va in meta in Kenya tra i bimbi della slum

Tatiana Ciobanu, vicecapitana del team cittadino, è stata a Mitunguu tra i bimbi delle slum che vivono in un villaggio “trentino”


Luca Pianesi


TRENTO. Decine di bambini, bambine, ragazzi e ragazze che corrono, a piedi nudi, su un campo di terra rossa, dietro un pallone “griffato” Fir (Federazione italiana rugby). Con loro la vice capitana della squadra femminile del Rugby Trento, Tatiana Ciobanu, ad arrancare sotto il sole cocente dietro quei sorrisi, quelle risate, a cercare di spiegargli movimenti e tecniche di lancio, e ad arrendersi, dopo pochi minuti di gioco, all’umidità e all’energia di quei giovani così pieni di vita. E pensare che il sorriso su quei volti si è spalancato grazie anche all’impegno di tanti volontari trentini, della Provincia di Trento e della Regione.

C’è molto Trentino, infatti, dietro la rinascita di questi ragazzi tolti alla vita di strada, agli slum, ai problemi di alcolismo, Aids e prostituzione. Siamo in Kenya, a Mitunguu una cittadina posta i piedi del monte Kenya, che dista circa 300 chilometri dalla capitale Nairobi. Tatiana è stata lì per due settimane perché ha deciso di accettare l’invito di Mauro Tollardo, allenatore della squadra femminile del Rugby Trento, che da qualche anno, quando può, raggiunge i volontari dell’associazione MelaMango Onlus di Taio per aiutarli nella loro attività di supporto alle giovani generazioni portandogli vecchi computer e materiale scolastico. Grazie all’impegno di privati trentini, all’associazione e alla Provincia, infatti, a 15 chilometri da Mitunguu è stato costruito un orfanotrofio (che oggi ospita circa 185 giovani) e una scuola primaria. E non distante, grazie all’azione di un’altra associazione trentina, ValdiSole Solidale, è nata una scuola professionale, il Valdisole Technical College, per muratori, falegnami ed elettricisti.

«È strano vedere tanto Trentino in un posto così lontano dall’Italia - racconta Tatiana - ma è anche molto bello. E bellissimo è stato insegnargli a giocare a rugby. Mi hanno conquistata. Sono giovani, di tutte le età, intelligentissimi, pieni di vita e in pochissimo tempo hanno capito movimenti, schemi, cose che io stessa ho imparato dopo diversi allenamenti. E poi è bastato mettere in mezzo a un campo il pallone che tutti, maschi e femmine, si sono messi a giocare. Scalzi, su un terreno accidentato, con un caldo e un’umidità davvero insostenibile. Io infatti ho resistito ben poco e dopo qualche scatto ho dovuto rinunciare. Loro, invece, sono andati avanti per ore. Felicissimi. E alla fine a vincere sono state le femmine. Bambine carinissime che appena vedono dei capelli lunghi non vedono l’ora di poterci giocare, di farci delle trecce, delle acconciature. Loro, infatti, sono tutte rasate per questioni igieniche». La situazione di Mitunguu è molto difficile. Circa 1.000 persone, infatti, vivono in una slum (una sorta di baraccopoli, anche se, in quel contesto, persino le baracche sono un “lusso”) in uno stato di povertà assoluta. Chiuse, a inizio anni 2000, le industrie di cotone e tabacco la popolazione è piombata in una situazione di estremo degrado. La piaga dell’alcolismo si è diffusa a macchia d’olio tra gli uomini. E le donne, rimaste sole con i figli, in molti casi hanno finito per prostituirsi. E’ così dilagato il problema dell’Aids che ha lasciato sulla strada morti e orfani.

«La povertà è palpabile - prosegue la vice capitana del Rugby Trento - e mi ha stupito il fatto che le donne siano quelle che si danno più da fare. Lì vicino c’è una cava di pietra e l’85% di chi ci lavora sono donne. E anche nei bananeti a lavorare sono essenzialmente le donne. Gli uomini bevono». Ma al fianco di quanti vivono nell’orfanotrofio, da qualche mese, è spuntato un alleato in più: un trattore con logo “MelaMango” acquistato anche grazie alla Provincia. Una piccola “rivoluzione” per la popolazione del posto troppo povera anche per potersi permettere un carretto. «E poi ci sono i nostri palloni - conclude Tatiana - che speriamo continuino a regalargli sorrisi e momenti felici».













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