Diego Moser: «Mi regalò la bici e diventai ciclista»
Giuseppe Zoccante. «È stato il primo corridore locale a conquistare risultati internazionali» Dario Broccardo. «Se non ci fosse stato Aldo tutto il resto difficilmente ci sarebbe stato»
trento. “I ricordi personali, familiari e sportivi sono moltissimi – spiega Diego Moser, fratello di Aldo. Quando ero un ragazzo e tornava a casa dalle corse ricordo che mi aveva regalato un paio di biciclette che avevano contribuito a far nascere e ad alimentare in me la passione per questo sport che ho avuto la possibilità di praticare da professionista per quattro stagioni, sempre accanto ad Aldo. Dal 1970 al 1973, nelle squadre della Gbc e della Filotex. In quest’ultima stagione accanto a me e ad Aldo erano presenti in squadra anche Francesco, al suo debutto tra i professionisti, ed Enzo con l’incarico di direttore sportivo”.
“Era il senatore dei ciclisti trentini – osserva Giuseppe Zoccante, presidente del Club Francesco Moser e per un quarto di secolo presidente del Comitato Trentino della Federazione Ciclistica Italiana. Aldo Moser è stato il primo corridore professionista che ho seguito fin dal suo debutto tra professionisti. E’ stato il primo corridore trentino a conquistare risultati internazionali di particolare rilievo: penso al Gran Premio delle Nazioni sul finire degli anni Cinquanta quando, a Parigi, ebbe la meglio per una manciata di secondi sul francese Roger Riviere, altro asso della specialità del cronometro. Le prove contro il tempo hanno sempre stimolato il suo desiderio di fare bene. Ricordo a questo proposito le due vittorie al Trofeo Baracchi in coppia con Ercole Baldini nel 1958 e nel 1959. E’ stato lui a mettere in sella Francesco. Spesso mi raccontava delle prime uscite in bicicletta. Durante gli allenamenti non gli riusciva facile tenere la ruota di Francesco che dimostrava forza e talento straordinari. Dopo aver appeso la bici al chiodo nei primi anni Settanta era rimasto nell’ambiente del ciclismo. E’ stato il primo presidente del Club Ciclistico Francesco Moser, creato nel 1981. Lo ricordo anche al Giro d’Italia del 1984, in particolare all’interno dell’Arena di Verona, teatro della crono conclusiva partita da Soave. Tanta l’emozione nell’attesa dell’arrivo di Francesco e dell’ufficializzazione del risultato che gli avrebbe assegnato la maglia rosa, questa volta in maniera definitiva. Un ultimo ricordo appartiene alle tante occasioni, alle tante premiazioni, a cui ha preso parte delle corse organizzate dal Club Ciclistico Francesco Moser. Tra queste anche la Trento-Ponte Alto, crono individuale di cui aveva stabilito il tempo record e che, nei primi anni Cinquanta, aveva segnato la sua ultima corsa da dilettante prima del passaggio tra i professionisti. Aldo Moser ci mancherà davvero molto”.
“Non c’è dubbio che, di tutti i grandi ciclisti che la nostra regione ha sempre avuto, Aldo Moser rappresenta non solo il capostipite di una famiglia di ciclisti ma un riferimento per il nostro territorio a livello internazionale – dice Dario Broccardo, presidente del Comitato Trentino della Federazione Ciclistica Italiana - Il suo esempio ha fatto sì che, una famiglia, sia diventata una delle dinastie più note e vincenti del ciclismo mondiale e il paese di Palù di Giovo sia diventato un riferimento per lo sport del ciclismo. Se non ci fosse stato Aldo tutto il resto difficilmente ci sarebbe stato. Tutto il ciclismo è un po’ più povero quando si perde un punto di riferimento. Pensiamo a cosa ha significato Aldo Moser per i moltissimi che hanno scelto lo sport del ciclismo anche grazie alle sue imprese e al suo esempio. Tutti i ragazzi che cominciano a correre in bici lo fanno scegliendo un modello vicino a loro e, Aldo Moser, per moltissimi giovani è stato un modello da imitare”.