Da Caldaro alle salite del Tour de France 

Cicloamatori. Il Team Alpecin (con l’ex iridato Fondriest) anche quest’anno in ritiro in Oltradige


di Maurizio Di Giangiacomo


CALDARO. Il ciclismo, specie per gli amatori, è una vera “malattia”. Sono i numeri a dirlo: come quelli delle 32.400 domande di partecipazione alla prossima edizione giunte al comitato organizzatore della Maratona dles Dolomites, costretto ormai da anni a procedere al sorteggio dei cicloamatori ammessi. Quello della granfondo badiota – impareggiabile sotto tanti punti di vista – non è però un record. In proporzione, sono più altisonanti le settemila (7.000!!!) domande di adesione pervenute ai responsabili del Team Alpecin per essere uno dei 14 fortunati ciclisti ammessi nel 2018 alla più professionistica delle squadre amatoriali.

«Quando ho ricevuto l’e-mail d’ammissione sono andata fuori di testa», dice senza imbarazzo Marina Sonzogni, lombarda di Sarnico che da qualche anno vive in Germania e ha scoperto solo sei anni fa la passione per la bicicletta. «Un collega mi ha chiesto so volevo partecipare ad una 24 ore di mountain bike perché gli mancava una ragazza in squadra: mi sono divertita da impazzire, il giorno dopo ho comprato subito una mtb e una bici da corsa – racconta ancora Marina – Ho scoperto il Team Alpecin nel 2015, ho tentato subito di essere ammessa ma non ci sono riuscita e sono rimasta molto delusa. Questa volta, invece, ho impiegato settimane per rispondere alle domande del questionario ed è andata bene. Ho avuto qualche problema anche con il mio titolare (Marina lavora in una ditta che organizza fiere, ndr) ma è l’occasione della mia vita».

Uno dei “piatti forti” del programma ride like a pro del Team Alpecin è il ritiro all’estero, svolto anche quest’anno a Caldaro. Dove Marina ed i suoi tredici compagni di squadra – alcuni dei quali non proprio in formissima... – hanno pedalato sotto la guida degli ex professionisti tedeschi Jörg Ludewig e Mario Kummer, special guest il trentino Maurizio Fondriest, campione del mondo nel 1988 a Renaix. Il Team Alpecin è legato all’Alto Adige anche attraverso il Giro delle Dolomiti, la cui 42esima edizione è in programma dal 22 al 28 luglio: alla tappa di Passo Stelvio della corsa organizzata dal collaudato staff di Simon Kofler è stato abbinato infatti proprio il nome della multinazionale tedesca.

«Il ciclismo è nel dna della nostra azienda – spiega il responsabile dei rapporti con i media del Dr. Kurt Wolff Gmbh & Co. Kg, Marcel Klöpping – Il marchio Alpecin è nato nel 1930, nel 1949 era già sponsor del Giro di Germania e nel 1960 la nostra azienda era titolare di una sua squadra professionistica, la Batavus-Alpecin. Questo fino al 1969. Dopo decenni – spiega ancora Klöpping – nel 2010 siamo tornati a sponsorizzare un team professionistico, la Giant Alpecin. Dopo l’addio di Kittel, la difficilissima stagione di Degenkolb e il passo indietro di Giant sul fronte della sponsorizzazione, nel 2017 abbiamo sposato il progetto della Katusha, che ci sembrava il più incline alla nostra filosofia e sopratutto il più internazionale: quest’anno nella Katusha Alpecin corrono ciclisti di 18 nazionalità diverse, tra i quali anche l’italiano Matteo Fabbro. Ma all’Italia ci lega anche la squadra granfondo: con quella non abbiamo l’ambizione di vincere, bensì quella di vivere la passione per le grandi prestazioni. Da noi c’è chi vuole perdere peso, chi vuole fare un’esperienza diversa, tutti vestiti, equipaggiati e seguiti come professionisti».

Dopo 10 presenze all’Ötztaler Radmarathon, il Team Alpecin quest’anno ha come obiettivo “L’Etape du Tour”, in programma l‘8 di luglio sul tracciato della Annecy-Le Grand Bornand. «È incredibile vedere quali progressi riescono a fare dei principianti di giorno in giorno, non solo fisicamente, ma soprattutto dal punto di vista tecnico – spiega l’ex campione noneso Maurizio Fondriest – Nella zona intorno al Lago di Caldaro, con tratti piani ma anche salite, abbiamo trovato condizioni ideali».

@mauridiagiangiac. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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