«Conta solo l’Aquila Non guardo i social mi basta l’autostima» 

Intervista ad ampio raggio. Il 27enne di Maddaloni dalla scazzottata con Gutierrez ai pregi di una città piccola come Trento, dalla preoccupazione per l’emergenza sanitaria di questi  giorni alla gestione dei social: «Sono anche un essere umano, leggere certe cose non fa piacere»


MAURIZIO DI GIANGIACOMO


Trento. Alessandro Gentile, pensieri e parole. Nel giorno del rinvio della 23esima giornata di Serie A per il Coronavirus, il campione della Dolomiti Energia ha fatto visita alla redazione del Trentino, accompagnato dal general manager bianconero Salvatore Trainotti e ricevuto dal direttore del nostro giornale, Paolo Mantovan. Tra un autografo e un selfie, una straordinaria occasione – per noi, ma anche per i nostri lettori – per conoscere meglio uno dei più forti giocatori di basket d’Italia, un ragazzo schietto, con le sue convinzioni e le sue paure.

L’impressione che lei sia venuto a Trento per riprendersi il ruolo di giocatore più forte d’Italia è corretta?

Io sono venuto qui per far sì che la società possa raggiungere i propri obiettivi. Trento negli ultimi anni si è distinta per risultati, per serietà, per etica. È un progetto ambizioso, con un allenatore e tanti giocatori giovani, credo che sia un po’ riduttivo dire che sono venuto qui per riprendermi un ruolo, sono discorsi che lasciano in tempo che trovano. L’importante è che la squadra cresca.

In ogni caso, dal miglior Alessandro Gentile quanto si sente distante?

Io ho sempre cercato di rendere al meglio, ho avuto momenti positivi e altri meno buoni, ma credo che sia il risultato della squadra a valorizzare il singolo, giocare bene da soli in uno sport di squadra serve a poco.

Trainotti, ci racconta come lo ha portato a Trento?

È stato tutto molto veloce. Era il 20 di settembre, ci ha chiamato il suo agente e ci ha detto che era disponibile: quando ricevi una notizia del genere, il più è fatto. Il suo valore è indiscusso, non c’è stata discussione tecnica. Noi avevamo la squadra chiusa, abbiamo cercato di rendere l’operazione economicamente sostenibile, in due giorni ha parlato con me e con l’allenatore ed alla prima partita di campionato avevamo chiuso la trattativa.

Lei Gentile di Trento cosa ricordava, la scazzottata con Gutierrez? O magari in Trentino era venuto anche a sciare?

La scazzottata con Gutierrez è successa a Bologna, non a Trento. A sciare no, ci ero già venuto tante volte a giocare, anche con la Nazionale. Con Milano ho giocato ai playoff contro l’Aquila e anche i quarti di finale di EuroCup, i ricordi erano legati a quelle sfide, più che a quell’episodio.

L’Aquila di Sutton e Buscaglia era una squadra che pensava prima di tutto a difendere, meglio questa con Brienza?

La squadra di quegli anni era molto dura fisicamente, c’erano giocatori un po’ più predisposti al lavoro nella metà campo difensiva, ma questo non significa che quella di adesso non lo sia, certo stiamo parlando di due squadre e di due stili di pallacanestro diversi. Non saprei dire qual è la migliore, sicuramente quella ha raggiunto ottimi risultati, speriamo di riuscirci anche noi.

Obiettivo playoff o di più?

L’obiettivo sono i playoff, in questo girone di ritorno abbiamo iniziato bene, questa pausa ci ha un po’ rallentato, non è bello fermarsi quando tutto sta andando bene, speriamo di riprendere da dove avevamo lasciato.

Lasciando da parte le ambizioni di Trento, alla fine chi vincerà: la Virtus Bologna o l’Olimpia Milano? O la Sassari di tuo fratello?

Sono due squadre partite per arrivare fino in fondo, ma credo che non bisogna sottovalutare le altre: Sassari, Venezia che ha appena vinto la Coppa Italia, Brescia, Brindisi, sono tutte squadre che hanno dimostrato di potersela giocare. Il campionato è molto lungo, Milano ha tante partite di Eurolega, la Virtus potrebbe andare avanti in EuroCup, vediamo.

In una città piccola come Trento, le succede di pensare alle metropoli americane, non so, Houston?

Onestamente no, non ci sono mai stato. Sto bene a Trento, non mi manca la metropoli.

Cosa le piace di Trento?

Sicuramente il fatto che è molto tranquilla, a volte anche troppo tranquilla, ma è più facile trovare punti di riferimento: il supermercato, due/tre ristoranti, non c’è traffico, è a dimensione d’uomo. C’è un ristorantino vegano che frequento spesso, con Vanja (la fidanzata Vanja Josic, modella serba, ndr) ma anche da solo.

Trainotti, se Gentile avesse un’occasione nell’Nba, è già prevista un’uscita dal contratto?

Sì, certo. Andiamo assieme - interviene Gentile – mi deve accompagnare per forza perché io ho paura dell’aereo.

Gentile, si torna a giocare o no? Avete paura per il Coronavirus?

A me spaventa: non sono ipocondriaco ma preferisco non ammalarmi. Ho mal di schiena, ma il Coronavirus non c’entra. Sono preoccupato perché non si capisce cos’è, un’influenza o qualcosa di più grave. Ma se Milano ha fermato tutte quelle attività, è qualcosa di serio. Sono andato a fare la spesa e gli scaffali erano vuoti, poi magari non è niente, ma 20 giorni in isolamento anche no.

Sempre che si giochi, lei torna a Treviso volentieri?

Molto, sono cresciuto lì, al di là della pallacanestro sono molto legato a Treviso. Alla Ghirada avevamo tutto quello che potevamo desiderare.

Treviso può tornare ai livelli degli anni d’oro?

Me lo auguro, per il basket e per loro, non sarà facile, spero che ce la possano fare.

Tra il pubblico di Treviso e quello di Trento c’è una bella differenza.

Il pubblico di Treviso è abituato all’alto livello, Trento è una società nuova, ma un pochino di calore in più non guasterebbe. Quello dell’Aquila è fin troppo signorile, sicuramente c’è grande educazione, altrove si esagera.

Tra i giovanissimi dell’Aquila c’è un piccolo Gentile?

Ci sono tanti ragazzi giovani che si allenano con noi che hanno fatto bene anche alla Next Gen Cup. È difficile individuare a quell’età giocatori che possano poi fare i professionisti.

Cosa serve di più, per fare il salto: tecnica, fisico, testa?

Un po’ di tutto. Io sono stato fortunato perché ho trovato gli allenatori che mi hanno fatto giocare quando ero molto giovane. Serve un ambiente pronto a sopportare i tuoi errori, perché a quell’età sono più gli errori delle cose che fai giuste, ma si cresce solo così.

Oggi come fa a darsi la carica nei momenti più importanti?

Io gioco, non sto tanto a pensare chi ho di fronte, cerco di avere entusiasmo e un po’ di sfacciataggine. In Italia se vediamo una persona con autostima pensiamo che sia un arrogante, negli Stati Uniti è normale. Voler essere il più forte è una cosa bella.

Come gestisce i social? Sono uno svago, una parte del suo lavoro, una scocciatura?

Lo faccio molto poco, cerco di tenermi più lontano possibile. È un’epoca particolare, in passato ho avuto diversi problemi, ti portano via tempo, concentrazione. So che con il mio ruolo ci sta, ma sono anche un essere umano, leggere certe cose non fa piacere.

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