Aquila a lezione di tedesco, ma la speranza è ancora viva
Dolomiti Energia sconfitta a Oldenburg. Partita in equilibrio fino all’intervallo lungo, nella ripresa Forray e compagni incappano nel solito blackout, non bastano Blackmon (25 punti) e Knox (13 punti e 9 rimbalzi). Ma la sconfitta del Gdynia tiene i trentini in corsa per le Top 16
Una batosta, ma l’avventura in Eurocup non è terminata. Già, perché mentre la Dolomiti Energia si prendeva una “passata” che sarà difficile digerire (108 punti subiti, 20 punti di scarto), lo Gdynia è stato travolto in casa dal Buducnost e sarà lo spareggio che vedrà i trentini giocare proprio in casa dei polacchi a decidere la quarta qualificata alla Top 16 (già promosse Malaga, Galatasaray e Oldenburg). Ma è uno zuccherino che non cancella di certo una gara fatta di “ah però, forse è svoltata” e di “siamo tornati alle solite figuracce”. All’ormai indigeribile ritorno in campo dopo la pausa lunga con la squadra ammosciata, quasi priva di forze (questione fisica? mentale? qualcuno spieghi, please), che finisce per spegnersi inesorabilmente ogni secondo di più. Al punto di subire 64, sì proprio 64 punti nei secondi 20’ di gioco. Un’ impresa.
L’illusione
La partenza dell’Aquila però è decisamente positiva. Difende con attenzione lasciando poco spazio per tiri facili ai tedeschi e in attacco costruisce bene. Lo fa per 7 minuti e mezzo, tanto da trovarsi avanti di 12 (13-25) con Mezzanotte e Knox autentiche armi letali (7 punti il primo, 9 il secondo). Lì però cala l’intensità su entrambi i lati del campo e Oldenburg, con l’eterno Paulding, il centrone austriaco Mahalbasic e soprattutto l’ex Cantù (ed ex Brienza) Blakes che sposta l’inerzia della gara, inizia la rimonta. Anzi, il quasi “parzialone” che a cavallo di primo e secondo quarto (5’ minuti e pochi spiccioli di gioco) dice 13-2 con ben 2 infrazioni dei 24” in 3 minuti dei trentini. Il solito Knox spezza l’incantesimo e l’Aquila torna a giocare difendendo il giusto e attaccando meglio grazie a un Blackmon che sembra quello di Pesaro un anno fa (9 punti nel quarto, 14 complessivi a metà gara) e un tiro da 3 che torna a pungere (6 su 15, 40% secco al riposo lungo). Il +2 (44-46) Aquila lascia ben sperare.
Discesa agli inferi
Il ritorno sul parquet però è subito da incubo. La difesa si squaglia come il burro dentro una pentola bollente e l’attacco inizia a girare un po’ a vuoto. Oldenburg, con Boothe e Blakes, prende il largo arrivando a +9 (59-50). Sono le bombe (Toto e Blackmon) a rimettere la Dolomiti Energia sulla giusta rotta, ma non basta. Perché, anche se l’attacco ritrova idee (la fluidità è un’altra cosa) e punti (23) nel quarto, la difesa è assurdamente molle. Oldenburg fa quello che vuole e chiude il parziale segnando 30 punti (per un totale di 74). Ma siccome una volta toccato il fondo non resta che scavare, la difesa trentina inizia a scavare con una grande efficacia tanto da subire altri 34 punti (19 quelli segnati) con Larson e Blakes a ergersi protagonisti per una finale che dice Oldenburg 108, Trento 88.
Di buono rimane qualcosa? Solo che Blackmon è tornato a giocare in attacco (in difesa ha fatto il “telepass” come tutti i compagni) e che le statistiche servono solo per fare quattro chiacchiere al bar. Tiri anche benino da 3 (38,5%) e bene i liberi (85,7%), ma se poi alla fine ne becchi comunque 108...
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