Parla Moser 

«Amava  il Tour, ma anche il vino trentino»

trento. «Il ciclismo è diventato uno degli sport più amati nel nostro Paese anche grazie alla capacità di grandi giornalisti di raccontare non solo le imprese ma anche gli uomini e l’anima di chi l’ha...


MAURIZIO DI GIANGIACOMO


trento. «Il ciclismo è diventato uno degli sport più amati nel nostro Paese anche grazie alla capacità di grandi giornalisti di raccontare non solo le imprese ma anche gli uomini e l’anima di chi l’ha compiute. Con la scomparsa di Gianni Mura se ne va una delle penne più acute e profonde che il nostro sport abbiamo mai avuto»: lo ha detto il presidente della Federciclismo, Renato Di Rocco.

Se invece chiedete a Francesco Moser un ricordo di Mura, la memoria del detentore del record di vittorie tra i ciclisti italiani corre al Tour de France ed alle vigne. «Ho tutti gli articoli di quando correvo, ma sarei bugiardo se dicessi che me ne ricordo uno suo in particolare. Era molto legato al nostro Adriano Morelli, mio grande tifoso – dice il campione di Palù di Giovo – Ricordo, invece, che negli ultimi anni lo incontravo sempre al Tour de France, che per lui era l’università del ciclismo, ma sono quattro/cinque anni che non ci vado».

Ciclismo, sport, cultura, e anche tanta viticoltura, nel mondo di Gianni Mura, che era sposato con Paola Gius, figlia di grandi ristoratori trentini. «Certo, in Trentino veniva anche per il vino e frequentava la cantina vinicola della mia famiglia – ricorda ancora Moser – Pur essendo amante della Francia, del Tour e dei suoi vini, non disdegnava lo spumante Trento Doc».















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