L'INTERVISTA KATHRIN RESS 

«Al basket femminile mancano i soldi A livello regionale siamo un po’ indietro»

BOLZANO. Il valore educativo dello sport viene spesso sottovalutato, ma parlando di basket con Kathrin Ress è impossibile tralasciare l’importanza di questa componente. Un po’ perché la sua nuova...


FEDERICO CASNA


BOLZANO. Il valore educativo dello sport viene spesso sottovalutato, ma parlando di basket con Kathrin Ress è impossibile tralasciare l’importanza di questa componente. Un po’ perché la sua nuova veste da allenatrice, abbinata alla fresca seconda maternità, la vede sempre a contatto con i bambini, un po’ perché la sua carriera cestistica stracolma di successi (5 scudetti, una Eurocup, 4 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana) è di per sé ricca di insegnamenti. La maggior parte di questi Kathrin li riserva alle ragazze del Basket Bolzano Rosa che allena, ma qualcuno lo ha raccontato anche a noi.

È un periodo di grandi cambiamenti, poco più di un anno fa dava l’addio al basket giocato. Non le manca l’adrenalina del campo?

«Non l’ho mai annunciato formalmente, però di fatto è così. Dopo il ritiro della Nazionale dell’estate scorsa, ho scoperto di aspettare la bambina e non ho più cercato squadra. L’adrenalina che trasmette l’essere protagonista in campo manca, però il ruolo da allenatore permette di compensare abbastanza».

Come valuta il livello attuale del basket italiano in rosa? In regione invece, a che punto siamo?

«È in crescita a livello di numeri, ma mancano un po’ di supporti economici esterni per alzare il livello qualitativo del movimento. Sarebbe molto importante che gli investimenti riguardassero il settore giovanile. Il livello regionale? Siamo un po’ indietro rispetto alla media».

Che consigli darebbe ad una ragazzina che sogna di giocare a basket ad alti livelli?

«Le direi di cercare ogni giorno di fare un passo in più di quello richiesto. Passa tutto da qui, dal fare anche le cose che possono sembrare meno divertenti e più faticose per riuscire a crescere quotidianamente anche nella vita. Per questo servono istruttori di qualità che aiutino i giovani ad appassionarsi ad ogni aspetto di questo sport».

Dopo il Mondiale dell’estate scorsa, il calcio femminile ha avuto un vero e proprio “boom” di iscrizioni. Serve questo al basket in rosa per crescere ulteriormente?

«Diciamo che il basket femminile ha avuto un momento simile dopo l’Europeo di Praga nel 2017, con l’esplosione del fenomeno Zandalasini. Penso che aiuti, ma non può essere il singolo evento a determinare la crescita di un movimento. C’è bisogno di una continua alimentazione mediatica e, quando parlo di investimenti, mi riferisco anche a quello. Bisogna adeguarsi all’attualità, che va proprio in quella direzione».

Sotto questo aspetto gli Stati Uniti fanno scuola. Le risulta dalle sue esperienze al college e in WNBA?

«Assolutamente. I programmi scolastici favoriscono poi l’alternanza tra studio e sport, incentivando gli atleti più bravi con borse di studio per i college, che a loro volta preparano i ragazzi alla cultura del sacrificio dello sport professionistico. In WNBA l’ho vissuto e posso dire che in Italia siamo tanto distanti da quella realtà che permette all’atleta di concentrarsi esclusivamente sul proprio lavoro».

Suo fratello (Tomas Ress, ex cestista, vincitore di 7 scudetti) ha iniziato ad allenare a livello giovanile ed è entusiasta di questo ruolo. Anche nel futuro di Kathrin Ress continuerà ad esserci la panchina?

«Per ora sì. Mi gratifica molto, nonostante mi accorga di dover fare ancora tanta esperienza nel ruolo. Vorrei riuscire a trasmettere ad altre ragazze tutti i valori che il basket mi ha insegnato in questi anni».

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