IL CASO

«Tanti costi, pochi affari: delusi dall’Adunata» 

Si ingrossa il fronte dei commercianti che protestano dopo il raduno degli alpini: «Il Comune ha venduto la città, ma intanto gli abusivi andavano dove volevano»



TRENTO. «Il Comune per l’Adunata degli Alpini ha venduto la città, oltretutto a non trentini. Trento non è una città morta è che la stanno uccidendo e anche l’Adunata ne una prova». Opinioni dure quelle espresse da Thomas Deavi, venditore ambulante, e da Mara Conzatti che col compagno Luca Pireca gestiscono il Bar Clesio in Piazza della Mostra.

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«Abbiamo un posto fisso settimanale in Piazza Fiera che ci hanno fatto lasciare per motivi di ordine pubblico – racconta Thomas – spostandoci al parcheggio del cimitero. Poi il nostro stallo è stato dato ad un altro ambulante, ma allora non potevamo rimanerci noi? Ci avevano detto che il lunedì se non fosse stato libero il nostro posto, saremmo rimasti al cimitero. Bene Piazza Fiera è rimasta occupata fino mercoledì, mentre al cimitero già domenica sera avevano tolto i divieti e per due giorni non abbiamo lavorato».

Il papà Alberto è protagonista di un’altra storia: «Ci hanno assegnato un’area a sorteggio fronte strada in Corso Buonarroti, senza chiuderla al traffico. Vendiamo polli allo spiedo ed il nostro camion è ingombrante e lì non potevamo stare. Mi sono dovuto cercare un altro posto per scoprire che il contatore provvisorio mi è costato 79 euro per sette giorni, quello del Comune 310 per tre giorni più 1.000 per la piazzola. Non solo, ma vogliamo parlare degli abusivi? Erano 80 come noi regolari, solo che si piazzavano nei posti migliori. Nella zona rossa, vietata per tutti, c’erano sei postazioni con generatori: a Trento sono proibiti, ma evidentemente a loro tutto era permesso».

Assediati da 77 spine di birra è stata l’amara sorpresa riservata ai gestori del Bar Clesio: «Lo spirito dell’Adunata è quello di aiutare i commercianti , ma se poi il comune rema contro non si fa nulla. Oltre alle spine – spiega Luca Pireca – ci hanno messo davanti all’entrata un’enorme botte. Il risultato? Dei 50 fusti di birra che avevo ordinato ne ho restituiti 45 ed abbiamo finito per fare la toilette della piazza».

Luca e Mara hanno aperto il bar l’8 marzo e speravano che l’adunata potesse dare un aiuto concreto: «Se stavamo chiusi ci avremmo guadagnato. Le abbiamo provate tutte: abbassato i prezzi, messo la musica, ma niente. Il Comune ci ha rifiutato la possibilità di ampliare il gazebo o di mettere una spina esterna: se lo avessimo fatto la multa sarebbe potuta attivare a 15mila euro». Mara segnala anche il problema dei Buoni Pasto del Comune: «Perché non ci hanno convenzionato? A marzo di certo già si conoscevano gli aspetti organizzativi dell’Adunata. Perché in Comune non ci hanno detto nulla, visto che per giorni siamo stati nei loro uffici a sbrigare pratiche? ». (d.p.)









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