Schillaci, ora mancano infermieri ma entro il 2026 +61mila La vera emergenza è l'attrattività del Ssn, primi provvedimenti



ROMA - "L'Italia condivide con molti paesi europei il problema della carenza di infermieri che svolgono un ruolo cruciale nel funzionamento delle strutture per l'assistenza territoriale. La buona notizia, nel nostro contesto, è che negli anni immediatamente successivi al Covid vi è stato un importante incremento di iscritti alle facoltà di scienze infermieristiche che ci consentirà nel 2026, termine di scadenza del PNRR, di disporre di circa 61.760 unità aggiuntive rispetto al livello attuale (stima Rapporto Agenas sul personale del Servizio sanitario nazionale-marzo 2023)". Lo dice nel suo intervento di apertura della 28a edizione della Conferenza annuale EHMA dal tema: 'Health management: sustainable solutions for complex systems' all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma il ministro della Salute Orazio Schillaci. "Mentre per quel che riguarda il personale medico - aggiunge - l'Italia oggi, secondo i dati Ocse, conta 4 medici ogni 100 mila abitanti, dato che ci porta leggermente sopra la media europea. Ma in un'ottica di sostenibilità del nostro servizio sanitario nazionale e di capacità di programmazione non possiamo ignorare che la vera emergenza è la capacità di attrattività del nostro servizio sanitario che deve offrire ai medici e agli infermieri prospettive di carriera e incentivi economici per arrestarne la fuga". "Abbiamo iniziato - prosegue il ministro - a muovere i primi e importanti passi per arginare quest'esodo: adottando misure dirette al miglioramento delle retribuzioni degli operatori sanitari, con particolare attenzione a coloro che operano nei pronto soccorso, aumentando le retribuzioni per il lavoro straordinario di medici e infermieri impegnati nei servizi di emergenza e urgenza, abolendo il vincolo di esclusività per gli infermieri e contenendo il ricorso a personale medico temporaneo (gettonisti). Un fenomeno, quest'ultimo, che non riusciremo a lasciarci del tutto alle spalle se non supereremo il blocco del turn over che negli ultimi 15 anni non ha consentito alle Regioni di assumere personale. Per continuare ad avere una sanità fondata sui principi di universalità, equità, sostenibilità, dobbiamo aprirci e investire nelle innovazioni che sono intervenute e prepararci a utilizzare al meglio quelle che verranno guidando il sistema sanitario attraverso una profonda trasformazione organizzativa basata su un massiccio investimento per la digitalizzazione".









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