“Scuola, esplodono le richieste d'aiuto. In Trentino ancora troppo pochi gli psicologi negli istituti"
La presidente dell’Ordine Roberta Bonmassar: “I numeri rimangono assolutamente insufficienti, anche perché gli psicologi scolastici possono aiutare gli insegnanti nella gestione della Dad”
TRENTO. «Un servizio essenziale, ma ancora assolutamente inadeguato per risorse e numero di operatori, non sufficienti per far fronte all’esplosione delle richieste di aiuto da parte di studenti, genitori ed insegnanti nell’anno della pandemia». Così la presidente dell’Ordine degli Psicologi Roberta Bonmassar ha commentato i dati emersi dal questionario rivolto agli psicologi scolastici e che fa luce sulle carenze nei servizi di sostegno psicologico attivati nelle scuole.
Sono 38 gli psicologi scolastici che hanno risposto al questionario redatto dall’Ordine degli psicologi e che ha indagato come le comunità scolastiche abbiano reagito alle restrizioni imposte dalla pandemia tra la primavera 2020 e quella 2021.
Un dato importante riguarda le difficoltà riscontrate dagli studenti nell’accesso al servizio di sostegno psicologico, laddove presente: gli psicologi indicano che ii 21,6% degli studenti non ha potuto accedere al servizio a causa della sospensione dello spazio d’ascolto nel corso dell’emergenza. D’altra parte, il 59,5% degli studenti ha potuto chiedere aiuto direttamente allo psicologo scolastico, accedendo allo sportello o concordando un consulto via telefono o via email. Nel 43,2% dei casi l’aiuto è stato richiesto attraverso la segreteria scolastica e nel 37,8% tramite un insegnante. Nel 18,9% dei casi sono stati i genitori a fare da “ponte” tra gli studenti e gli psicologi e nel 2,7% dei casi sono stati gli amici.
Nell’anno della pandemia è considerevole l’aumento delle richieste d’aiuto. Il 77,1% degli psicologi ha rilevato un aumento delle richieste di aiuto rispetto agli anni precedenti e l’11,4% degli intervistati ha indicato un aumento talmente significativo da superare la capacità di risposta predisposta nelle scuole. Solo il 22,9% degli psicologi indica che le richieste d’aiuto sono rimaste invariate.
Aumentano le richieste di consulti anche da parte dei genitori: il 56,7% degli psicologi ha registrato un aumento delle richieste, mentre il 43,2% non rileva variazioni rispetto agli anni precedenti. È significativo come la figura dello psicologo scolastico, agli occhi dei genitori, possa rivelarsi non solo un aiuto per le esigenze dei figli, ma anche per trovare conforto in merito alle proprie angosce: il 92,1% delle richieste dei genitori sollecitava un intervento diretto al proprio figlio, ma il 31,6% dei genitori richiedeva un sostegno personale o familiare.
Anche gli insegnanti hanno mostrato una maggiore propensione a chiedere aiuto. Nell’80,6% dei casi, gli psicologi hanno rilevato un aumento delle richieste d’aiuto da parte degli insegnanti, tra questi il 5,6% segnala un aumento tale da essere insostenibile considerate le risorse messe a disposizione. Questo dato comprende sia le richieste di aiuto che gli insegnanti hanno fatto per intercedere in merito al benessere del gruppo classe (73,7% delle richieste) o di uno studente (78,9%), sia per le richieste d’aiuto in merito al proprio disagio personale e professionale (31% delle richieste).
Presidente Bonmassar, 38 psicologi scolastici su 1041 scuole in Trentino sono davvero pochi. Come si spiega questa carenza?
In Trentino non esiste un database che indica quali scuole si avvalgono degli psicologi scolastici. Non c’è certezza nemmeno sul numero di psicologi attivi nelle scuole. Al questionario hanno risposto in 38, ma in alcune riunioni che abbiamo fatto in remoto erano leggermente più numerosi. Ma rimane un numero piccolo, benché superiore alla media italiana.
Non esiste un “programma” strutturato per promuovere la presenza di queste figure?
Ad ottobre 2020 si era prospettato l’impiego di fondi europei per integrare l’offerta di sostegno psicologico rivolta ai giovani nelle scuole, ma a causa di alcune anomalie burocratiche in Trentino non si è riusciti ad usare questi fondi. I numeri rimangono assolutamente insufficienti, anche perché gli psicologi scolastici possono aiutare gli insegnanti nella gestione della didattica a distanza, che ha fatto e fa penare i docenti.
Dal questionario emerge che solo il 10% degli studenti ha percepito gli insegnanti come figure di supporto nel corso della “dad”. Quali ritiene siano le ragioni di questa sfiducia?
Non ritengo sia vero che gli insegnanti non abbiano compreso il disagio degli studenti. Anche gli insegnanti sono stati sotto grande stress e hanno pochi strumenti per intervenire. Agli insegnanti è però opportuno chiedere un cambio di modalità nel modo in cui si interfacciano con gli studenti. Io mi domando sempre come facciano a portare avanti un lavoro così faticoso, che li porta a gestire grandi gruppi di studenti con tanti bisogni diversi, senza avere una specifica preparazione psicologica od un sostegno in merito.
Che risposta si è data?
Credo che alcuni docenti si facciano forti della loro caratteristiche individuali e questo favorisce gli insegnanti che hanno maggiori capacità relazionali.
Gli psicologi scolastici indicano che nel 31% delle richieste di sostegno i genitori chiedono un aiuto per sé o per la famiglia. Cosa ci dice questa interpretazione “ampia” della figura dello psicologo scolastico?
Lo psicologo scolastico non fa consulenze familiari, sarebbe inappropriato perché il suo mandato è quello di assistere gli studenti in merito ai loro bisogni in ambito scolastico. Ma è inevitabile che gli psicologi scolastici ricevano dai genitori richieste di sostegno che fanno riferimento ai problemi familiari che potrebbero avere un impatto sul rendimento scolastico e sulla serenità dei figli.