l’iniziativa

«Pensieri e disegni da donare ai piccoli ucraini: così i bimbi trentini superano l’angoscia della guerra»

Gli operatori di Villazzano raccontano l’iniziativa "Pensieri di pace" portata avanti dai gruppi di “Giocastudiamo”


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Disegni, poesie, parole, bandiere della pace colorate con le mani intinte nelle vernici: questi ed altri sono i lavori confezionati dai bambini trentini nel corso delle attività dei gruppi “Giocastudiamo” per elaborare la paura della guerra e comprendere il valore della pace. Nell'iniziativa "Pensieri di pace" i bambini utilizzano il gioco, il dialogo, la riflessione e così riescono a trovare risposte ai loro interrogativi, superando almeno in parte l'angoscia dell'attualità. Sono otto i gruppi di “Giocastudiamo” che in queste settimane hanno attivato delle iniziative volte a coinvolgere i bambini, promuovendo il valore della pace e della solidarietà.

Collocati nei quartieri della città di Trento, i gruppi di “Giocastudiamo” sono gestiti da numerose realtà associative e vengono promossi dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Trento. Nei gruppi, i bambini trovano un accogliente “doposcuola” con spazi di socialità, di gioco, aiuto per fare i compiti ed occasioni per portare avanti riflessioni ispirate all’attualità ed adeguate alla loro età.

Abbiamo sentito Serena Bagozzi, operatrice dell'Associazione Tre Fontane che insieme a Giulia Pastore e al presidente dell’associazione Marco Camin, coordina il gruppo “Giocastudiamo” di Villazzano. «Ai bambini spieghiamo la pace, non la guerra, a meno che non siano loro a sollevare domande specifiche - ha spiegato Serena - Sono loro stessi a realizzare dei doni da destinare ai bambini ucraini e hanno compreso che la guerra vera è ben diversa da quella che vedono nei videogiochi». I gruppi di “Giocastudiamo” coinvolti nell’iniziativa “Pensieri di pace” sono Canova, Roncafort, Spini, Solteri/Magnete, Cristo Re/Piedicastello, Martignano, Cognola, Villazzano.

Serena, raccontaci cosa sono i gruppi “Giocastudiamo”.

Sono centri aggregativi rivolti ai bambini per il doposcuola, dove possono svolgere laboratori creativi, sfide sportive, giochi da tavola e giochi della tradizione. Inoltre viene loro offerto aiuto per i compiti, insieme a momenti più educativi e riflessivi. In circostanze eccezionali come quelle che stiamo vivendo in queste settimane, bambini ed operatori pensano a ciò che succede nel mondo.

Che ruolo hanno gli operatori nelle attività dei gruppi?

I “grandi” che aiutano a gestire i gruppi “Giocastudiamo” sono spesso ragazzi delle superiori, talvolta in alternanza scuola-lavoro, altre volte sono semplici volontari, loro stessi bambini che un tempo frequentavano i gruppi “Giocastudiamo”. Inoltre possiamo contare sul sostegno dei gruppi locali degli alpini, che ci danno un supporto logistico.

Quanti sono i bambini coinvolti nelle attività del gruppo di Villazzano?

Prima del covid il gruppo era frequentato da una quarantina di bambini. Oggi sono 25 e speriamo di tornare rapidamente ai numeri precedenti alla pandemia. In vent'anni di attività i bambini che sono passati per “Giocastudiamo” sono stati centinaia.

Come nasce l’iniziativa “Pensieri di pace”?

Nasce da un bisogno espresso dagli stessi bambini. All’inizio della guerra in Ucraina, alcuni si ponevano domande molto impegnative, ricordo un bambino di otto anni che si domandava: "Ma devo andare in guerra?". Con i bambini vogliamo parlare della pace, non della guerra. Se ci fanno domande cerchiamo di rispondere, ma il nostro focus è sulla pace. Abbiamo spiegato di non avere paura, che i piccoli non vanno in guerra, ma che è giusto accogliere i bambini e le famiglie che in questa fase stanno chiedendo aiuto, imparando a fare qualche rinuncia per i bambini che adesso stanno soffrendo.

E i “lavoretti”, se così possiamo definirli, come nascono?

Stimoliamo i bambini a produrre poesie, pensieri, canzoni, disegni da destinare ai bambini ucraini. Abbiamo creato una grande bandiera della pace colorandola con le mani intinte nella vernice, poi l'abbiamo appesa alle finestre in modo che potesse essere visibile dalle persone di passaggio. Inoltre i bambini raccolgono degli oggetti da donare, ma non devono essere acquistati appositamente, devono essere qualcosa di loro.

Hai notato un effetto positivo di queste attività sulla serenità dei bambini?

I bambini hanno trovato risposte esternando le proprie emozioni, si sentono più tranquilli. In un primo momento alcuni di loro associavano la guerra a quello che vedevano nei videogiochi, ma oggi la loro sensibilità è cambiata, non giocano più ai giochi di guerra. È importante lasciare i bambini liberi nel gioco, ma sembra che la loro sensibilità sia cambiata proprio grazie ad una maggiore consapevolezza di ciò che rappresenta la guerra.

 

Sono passati più di 90 giorni dall'inizio della guerra. Noti delle differenze rispetto ai primi tempi?

 

L'attenzione dei bambini va scemando, ma è inevitabile. I bambini non sono diversi dagli adulti: nelle prime settimane eravamo tutti coinvolti e sconvolti, poi con il passare dei giorni l'attenzione va normalizzandosi. D'altronde dopo due anni d'emergenza sanitaria e di restrizioni, il desiderio dei bambini di passare un'estate normale è forte.













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