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Nelle scuole trentine a settembre tornano le classi “pollaio”: a vuoto le proteste di genitori e ragazzi

La Provincia ha confermato la decisione di tornare al numero delle classi in vigore prima della pandemia. La consigliera Sara Ferrari: “L'incertezza su come sarà la pandemia a settembre richiederebbe maggiore cautela”

LA PROTESTAla manifestazione di genitori e ragazzi contro la Provincia



TRENTO. Le proteste di genitori e alunni, ad esempio come è accaduto ad Arco, non sono valse a nulla: la giunta provinciale ha confermato la propria decisione di tornare al numero di classi, e al numero di alunni per classe, in vigore prima della pandemia.

In altre parole, via libera alle aule con dentro fino a 23-25 ragazzi

Una prospettiva osteggiata da molte famiglie trentine, e anche dagli stessi plessi scolastici, che le hanno definite, senza mezzi termini, "classi pollaio”.

A preoccupare i genitori, ovviamente, è la prospettiva di ricreare “assembramenti” nelle aule con la pandemia non ancora del tutto superata.

Ad Arco studenti e genitori protestano assieme contro le scelte della Provincia per il prossimo settembre

La manifestazione alle scuole medie di Arco contro la scelta della Provincia di ridurre il numero delle classi, il prossimo settembre. Niente lezione: studenti e genitori hanno protestato assieme. E si preannunciano altre iniziative

“Genitori e studenti sono scesi in piazza, hanno scritto petizioni e lettere per chiedere di mantenere le classi di quest’anno, in gruppi meno numerosi di alunni, per consentire ai giovani di recuperare le difficoltà riscontrate quest’anno”, ricorda la consigliera provinciale del Pd Sara Ferrari, che si è presa a cuore la questione interrogando l'assessore all’istruzione Mirko Bisesti per avere lumi sulle intenzioni della Provincia. 

“L’assessore Bisesti oggi ha risposto confermando che il numero delle classi tornerà alla situazione pre pandemia, perché il numero dei gruppi classe più numerosi (quelli tra 23 e 25 alunni) sono “solo” 344, definiti un numero residuale – annuncia Sara Ferrari –. Fermo restando che non si possono considerare “residuali” gruppi di bambini e ragazzi che si troveranno a vivere il prossimo anno in numeri non adeguati a un facile lavoro di recupero, a maggior ragione mantenere il loro sdoppiamento come è attualmente, non creerebbe un grosso problema di sostenibilità finanziaria per la Provincia.

L’incertezza della pandemia in un territorio che oggi risulta ultimo in Italia per copertura vaccinale, con proiezioni che dicono che verrà raggiunta l’immunità di gregge solo in ottobre, quindi ad anno scolastico iniziato, farebbero propendere per maggior cautela nel ripristinare la situazione pre pandemia. In Consiglio provinciale ho chiesto con un’interrogazione all’assessore all’istruzione come intenda rispondere alle richieste.

A Bisesti, che ha assicurato l’attenzione del Dipartimento per “casistiche complesse” particolari, ho chiesto di rendere chiari i criteri con i quali eventualmente verranno considerate le situazioni speciali, perché senza criteri oggettivi trasparenti e conosciuti si rischia che ci siano “dirigenti con il cappello in mano” a chiedere alla Giunta una soluzione personalizzata, gruppi di genitori considerati più o meno potenti, amministrazioni comunali più o meno sensibili. 

Certamente non si vogliono scuole di serie A e di serie B sul nostro territorio, ma risposte adeguate ai bisogni dei nostri studenti in qualsiasi parte del Trentino si trovino”.













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